Partito di Alternativa Comunista

Solidarietà a Potere al popolo

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Esecutivo nazionale Pdac

 

 

 

Qualche giorno fa, Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al popolo, ha denunciato a una testata online che per 10 mesi il partito è stato infiltrato e spiato dalla polizia. Secondo Pap l'agente sotto copertura è un giovane di 21 anni, uscito dalla scuola di polizia nel 2023 che si è presentato agli attivisti di Pap a Napoli come studente fuori sede. A far saltare la copertura sono state alcune foto del suo ingresso in polizia trovate in una ricerca sui social.
Il Pdac esprime la propria solidarietà a Pap e a tutti i suoi attivisti.
La vicenda è grave, ma non ci stupisce: come ci hanno insegnato i rivoluzionari del secolo scorso, la pratica dell’infiltrazione delle organizzazioni del movimento operaio da parte degli apparati borghesi è la norma. Servizi segreti, apparati di polizia, strutture di intelligence, ecc. utilizzano sistematicamente infiltrati per spiare - e poi tentare distruggere - le organizzazioni della classe operaia e i movimenti di lotta.
Victor Serge, in un libro che merita di essere letto, Che cosa deve sapere ogni rivoluzionario sulla repressione (1925), racconta l’infiltrazione da parte dell’Okhrana (la polizia zarista) nel partito bolscevico (e non solo): i numeri sono impressionanti. Le infiltrazioni spesso avvenivano (e avvengono ancora oggi) negli organismi dirigenti: l’incarico di questi agenti è quello di spiare, tessere relazioni e poi, al momento propizio, distruggere; il loro fine è difendere gli interessi dei capitalisti e dei loro Stati.
La storia del movimento operaio italiano, in particolare all’indomani della stagione di lotte degli anni Sessanta e Settanta, è stata costantemente accompagnata da infiltrazioni da parte degli apparati (talvolta con agenti privati pagati direttamente dai capitalisti). Lo stesso vale per gli altri Paesi del mondo: l’ultimo caso eclatante è stato quello del Libano, dove, grazie a una fitta rete di infiltrati al soldo dei sionisti, Hezbollah ha subito numerose perdite.
Ciò che avviene oggi, in Italia e nel mondo, non è diverso da quello che avveniva nel passato, anzi: con l’aggravarsi della crisi economica e sociale – e nel contesto di guerra in cui ci troviamo – le infiltrazioni saranno sempre più frequenti.
La vicenda che riguarda Pap si inserisce, tra l’altro, in un contesto caratterizzato dall’inasprimento del clima repressivo nei confronti di chi manifesta dissenso, colpendo organizzazioni sindacali, lavoratrici e lavoratori in lotta, studenti e studentesse, organizzazioni politiche. Ovviamente, il movimento pro-Palestina è un osservato speciale: basti qui ricordare il caso di Anan Yaeesh, cittadino palestinese rifugiato in Italia, detenuto da oltre un anno in un carcere di Terni.
Il governo Meloni, con i suoi apparati di polizia, di fronte a una ripresa delle mobilitazioni nel nostro Paese, non esiterà a fare largo uso del decreto sicurezza appena approvato.
È necessario opporsi a questi tentativi repressivi con l'unità e lo sviluppo delle lotte, oltre che con l'organizzazione dell'autodifesa. Nessuna misura repressiva potrà fermare la potenza enorme delle mobilitazioni rivoluzionarie.

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