Sda
Con i lavoratori in lotta!
Contro l'aggressione dei crumiri
organizzati dalla Cgil
di Alberto Madoglio
Da
diversi anno ormai i lavoratori delle cooperative del settore della logistica
sono la punta più avanzata della lotta di classe in Italia. Questi proletari,
in larghissima parte immigrati, dimostrano un coraggio e una determinazione
esemplari nel condurre le lotte: scioperi a oltranza e picchetti sono le forme
in cui si manifesta la loro determinazione. Organizzati quasi esclusivamente
nel sindacato SiCobas, sono un esempio quotidiano di come i lavoratori possano
e debbano lottare per difendere i loro diritti, un modo di fare attività
sindacale lontano mille miglia dalla politica concertativa e capitolarda di Cgil
e Fiom.
Questi
lavoratori e dirigenti sindacali a causa della loro intransigenza sono vittime
di attacchi e repressione da parte dei padroni e degli apparati dello Stato
borghese: denunce, licenziamenti politici, aggressioni e minacce in stile
mafioso e così via. Le aggressioni violente che questi lavoratori hanno dovuto
subire, in particolare durante i picchetti di sciopero, non sono certo una
novità. Tuttavia ciò che è successo lo scorso 19 maggio a Roma, davanti ai
cancelli dell’Sda, segnala un preoccupante e grave salto di qualità.
L'aggressione squadristica... organizzata dalla Cgil!
Alla
Sda, società che gestisce la logistica per il gruppo Poste Italiane, si sta da
settimane combattendo una dura lotta tra i lavoratori e l’azienda. I padroni
cercano in tutti i modi di azzerare la presenza del SiCobas in azienda, e per
arrivare al loro obiettivo utilizzano ogni modo: dal non garantire la
riassunzione di operai nel caso di cambio di appalto delle cooperative, ai
licenziamenti politici.
Ed
è proprio durante un picchetto organizzato per garantire il rientro al lavoro
di 13 operai, che è avvenuta l’ennesima aggressione squadristica ai lavoratori
in sciopero.
Il
fatto nuovo è che in questo caso non si è trattato di un attacco a cui hanno
partecipato crumiri, poliziotti e padroni della cooperativa come tante volte è
accaduto. Questa volta a organizzare e giustificare l’aggressione fascista
hanno avuto un ruolo principale i dirigenti locali della Federazione Italiana
Lavoratori dei Trasporti (Filt) della Cgil.
Dei
sindacalisti hanno pensato bene di aggredire e malmenare lavoratori di un altro
sindacato colpevoli solo di aver organizzato una lotta che i burocrati della
Cgil non condividono.
Il
comunicato col quale la Filt Cgil giustifica quanto accaduto è veramente
sbalorditivo: si accusano gli scioperanti di aver creato un clima che avrebbe
portato all’esasperazione degli animi, e che quindi l’aggressione di alcuni
crumiri organizzata da Cgil Cisl e Uil sarebbe stata non solo comprensibile ma
anche sacrosanta.
In
quel comunicato si utilizzano tutti i luoghi comuni reazionari che padroni, governo
e stampa borghese sono soliti utilizzare per criticare ogni lotta dei
lavoratori, anche quelle, poche, che organizza la Cgil: "creare disagi ai cittadini",
"recare danni all’economia in tempo di crisi", "non rispettare
la volontà di vuole andare a lavorare" e così via.
Quanto
accaduto non ci deve però stupire più di tanto. Non vogliamo lanciarci in
paragoni azzardati, ma ricordiamo che furono i burocrati della socialdemocrazia
e dei sindacati a essa legati che nella Germania del 1918/19 organizzarono le
guardie bianche (Freikorps) che assassinarono Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht
e repressero nel sangue la rivoluzione in quel Paese. Ben prima della nascita
del nazismo, fu la socialdemocrazia a svolgere il ruolo di cane da guardia del
Capitale.
Quindi
nulla di nuovo se non sono i fascisti di Casa Pound ad aggredire lavoratori in
sciopero, ma settori della burocrazia sindacale che, più degli attacchi del governo
Renzi, temono che la rabbia e la disperazione sociale possa loro sfuggire di
mano.
Le conseguenze di un fatto gravissimo
Le
conseguenze di questa aggressione possono esser ben più gravi delle contusioni
subite dagli scioperanti, ai quali va tutta la nostra incondizionata
solidarietà. Si rischia di aprire un fossato, difficile poi da colmare, tra
lavoratori. Operai e impiegati iscritti alla Cgil possono essere visti come
nemici, in qualche modo corresponsabili di quanto accaduto.
Per
evitare che ciò accada è indispensabile che, a prescindere dalla collocazione
sindacale, ogni lavoratore partecipi ai picchetti di sciopero, li difenda dai
tentativi di aggressione, da qualsiasi parte arrivino.
Bisogna
che i lavoratori della Cgil denuncino in ogni sede quanto accaduto, chiedendo
alle proprie strutture una chiara e inequivocabile presa di posizione circa i
fatti del 19 maggio e l’espulsione di quei dirigenti e iscritti responsabili di
questa azione criminale.
Sappiamo
che ciò non avverrà: il fatto che sia la Camusso che Landini non abbiamo
espresso nemmeno una parola di solidarietà ai lavoratori e di condanna per i
responsabili dell’aggressione, la dice lunga sulla solidarietà che lega
intimamente gli apparati e che prova, una volta di più, come le schermaglie che
periodicamente vedono protagonisti la segretaria della Cgil e il leader della
Fiom siano solo di facciata.
La
battaglia per l’unità delle lotte, per la cacciata dei burocrati dalle
organizzazione dei lavoratori, diventa, oggi più che mai, una impellente
priorità. Una nuova stagione di conflitti si avvicina e ogni lavoratore deve
sapere che i nemici non si annidano solo tra padroni, governo e apparati dello
Stato, ma anche, e in maniera più subdola, tra chi a parole dice di volerli
difendere, ma in realtà trama perché ancora una volta siano i lavoratori a
pagare il prezzo della crisi.






















