LA FIOM SI RIALLINEA ALLA CGIL
PACE DEFINITIVA TRA LANDINI E CAMUSSO
di Massimiliano Dancelli*
Si era già capito da tempo che la direzione della Fiom si stava riallineando alla politica della Cgil, ora la cosa è stata resa ufficiale all'assemblea nazionale dei delegati che si è svolta a Rimini a fine settembre. Nel documento presentato da Landini e votato a stragrande maggioranza dei presenti ‑ grazie anche al lavoro svolto in questi mesi dal segretario per annullare ogni voce di dissenso interno ‑ viene tesa definitivamente la mano in segno di pace a Susanna Camusso. Vengono messe da parte le contrapposizioni che si erano verificate negli anni a partire dall'ultimo congresso del 2010 e scaturisce la decisione di non presentare un documento alternativo al prossimo imminente congresso della Cgil.
Nello stesso documento si legge anche che "L’Assemblea ritiene ineludibile e non più rinviabile l’applicazione dell’Accordo interconfederale del 31 maggio 2013, pertanto chiede alla Cgil di garantirne l’esigibilità": questo evidentemente il nodo principale di riavvicinamento tra i due dirigenti. L'esito dell'assemblea non deve destare stupore: la politica di Landini di riallineamento alla linea della Camusso è diventata negli ultimi mesi sempre più evidente, prima con l'invocazione del precedentemente bistrattato accordo del 28 giugno (derogabilità ai contratti nazionali) e poi con l'acclamazione di quello sulla rappresentanza di cui ora, dopo essersela vista brutta col caso Fiat, si chiede l'immediata applicazione.
Del resto la politica della direzione della Fiom è stata spesso solo a parole conflittuale e solo apparentemente contrapposta alla linea concertativa della direzione Cgil: basta pensare alla rinuncia alla lotta a oltranza in Fiat, con la delega della difesa degli operai del gruppo ai soli tribunali borghesi... Anche quando Landini ancora si ergeva a paladino unico e integerrimo agli occhi dei metalmeccanici (e non solo dei metalmeccanici, vista la grande popolarità guadagnata in questi anni), la realtà dell'intervento sindacale della Fiom era fatta solo di sciopericchi di poche ore, scioperi generali in ritardo, manifestazioni rituali, spesso frammentate in città diverse (per non disturbare troppo padroni e governi).
Ultima chicca: il veto dell'assemblea di Rimini a inserire nel documento finale una mozione (presentata dalla minoranza interna, la Rete 28 aprile) di solidarietà con il movimento No Tav per le recenti repressioni subite, fatto per noi gravissimo e che conferma la scelta della direzione della Fiom di non stare con chi lotta.
In conclusione il gruppo dirigente della Fiom si è dimostrato per quello è: un apparato che mette al primo posto gli interessi della propria burocrazia. Ciò che serve oggi ai metalmeccanici e alla classe operaia non è un sindacato che predica il conflitto e pratica la concertazione, ma un vero sindacato di classe, autonomo da qualsiasi governo della borghesia, che difenda con la lotta gli interessi dei lavoratori per i lavoratori.
*Dipartimento sindacale del Pdac






















