I miracoli di San Vendola
L’angelo custode del capitale in Puglia
di Adriano Lotito (*)
Fatto sta che Nichi Vendola, governatore della regione Puglia, sta scalando tutte le vette della popolarità: viene invitato dappertutto nelle televisioni e si può permettere anche di rifiutare (come è successo con Vespa), autorevoli riviste straniere gli dedicano le prime pagine ed una buona fetta della nostrana intellighenzia vede in Nichi colui che può finalmente rimandare a casa Berlusconi e far risollevare le sorti del Paese. Ultimamente però molti pugliesi che avevano seriamente creduto alle parole di miele del “poeta di Terlizzi” si stanno ravvedendo nel giudizio: forse vedere il proprio ospedale appena ristrutturato chiudere i battenti o andare in fabbrica e non trovare più i macchinari da un giorno all’altro può fare aprire gli occhi.
La sanità pugliese tra scandali e piani di rientro
Proprio
il nefasto capitolo ospedaliero è forse quello che più salta agli occhi
approcciandosi all’operato di Vendola: il piano di rientro in accordo con le
manovre del governo prevede infatti la chiusura di 19 nosocomi, il taglio di
2200 posti letto e di molti reparti. Ospedali per i quali sono stati spesi
milioni di euro in opere di miglioramento e ristrutturazione sono stati
costretti a chiudere nonostante le rabbiose proteste delle comunità locali che
ovviamente non sono rimaste in silenzio.
Per
non parlare delle questioni giudiziarie che attanagliano da anni la sanità
pubblica: fino a qualche settimana fa lo stesso Vendola era indagato per
presunte pressioni politiche nei confronti dei direttori generali di alcune
Asl, mentre il gip di Bari ha ripetutamente chiesto l’arresto di Alberto
Tedesco, ex-assessore alla Sanità pugliese, che nel febbraio 2009 fu costretto
alle dimissioni perché sospettato di associazione per delinquere e corruzione.
Nonostante questi immensi sprechi Vendola è tuttavia riuscito a finanziare il
San Raffaele del Mediterraneo, centro ospedaliero privato gestito dal magnate
Don Verzè a Taranto (mentre nella stessa città si chiudono due ospedali
pubblici).
Ambiente: il boom dell’energia "alternativa" (e non solo)
Anche sul fronte energetico nei confronti del caro Nichi si stanno sviluppando risentimenti da parte di molti territori della regione organizzatisi in vari comitati di lotta. All’origine delle proteste anche qui vi è la gestione in accordo con multinazionali e Confindustria. Dall’invasione del fotovoltaico nel Salento ad opera della giapponese Sumitomo (che ha investito 5 miliardi in Puglia) alle trivellazioni petrolifere che vedono protagoniste grandi aziende come l’inglese Northern Petroleum e la texana Aleanna Resources. Ma la lista è lunga: megaimpanti eolici che danneggiano fauna e fondali marini; centrali a turbogas (Modugno), rigassificatori (Brindisi) e un grandissimo numero di centrali a biomasse (si parla di oltre un centinaio di progetti). In tutti questi investimenti un posto primario occupa il gruppo Marcegaglia soprattutto per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti (si veda ad esempio il progetto della discarica a Grottelline): poi non ci si deve meravigliare se la leader di Confindustria considera Vendola “il miglior governatore del Mezzogiorno”.
Finanziamenti pubblici alle imprese: un miliardo di euro per delocalizzare
Se si vuole sapere dove vanno a finire i soldi dei lavoratori pugliesi basta dare un’occhiata all’ultimo Bilancio regionale votato dalla giunta: ammonta infatti ad oltre un miliardo di euro la cifra che Vendola, “l’amico dei precari”, ha stanziato per rimpinguare le tasche del padronato pugliese. Non si tratta di piccole aziende ma di grandi gruppi come la Getrag e altre imprese multinazionali che una volta preso il bottino ne approfittano per delocalizzare trasportando i macchinari dall’altra parte dell’Adriatico e lasciando sul lastrico centinaia di operai. Innumerevoli sono stati i casi in cui si è attuata questa tattica tanto cinica quanto spregevole: è quanto avvenuto ad esempio nel caso del calzaturificio Adelchi di Tricase, o per la Franzoni Filati di Trani o ancora per la Manifattura Tabacchi di Lecce. In tutti questi casi gli operai, nonostante le proteste, sono stati ripetutamente frenati dai sindacati che tra un tavolo concertativo e l’altro hanno sfiancato la lotta portando ad un nulla di fatto.
Vendola premier? Una manna dal cielo per la grande borghesia
Tutte le cose fino a qui dette servono a dimostrare come Nichi Vendola possa essere un vero santone per la nostrana borghesia: un abile sofista che dietro ad una narrazione pseudo-radicale nasconde una politica fatta di grandi interessi e poteri forti, un profeta in grado di trascinare folle di giovani (mentre regala milioni di euro alle scuole private), un demagogo populista che incita operai e precari alla lotta, si reca ai cancelli di Mirafiori (ma alle fabbriche pugliesi non osa accostarsi) e difende i lavoratori di Pomigliano quando in Puglia il tasso di disoccupazione è tra i più altri in Italia. Uno in pratica, che riesce a trasformare l’acqua in vino: niente di meglio per la classe borghese in un momento di crisi in cui si alza il termometro del conflitto sociale e la rabbia nei confronti delle loro istituzioni. Da non sottovalutare anche i privilegiati rapporti che il governatore della Puglia ha dimostrato di avere con i leader sindacali (in particolare con la Fiom) e che sono stati confermati dall’entusiastico intervento di Landini in occasione del Congresso Nazionale di Sel. Nikita il rosso ha insomma un curriculum assolutamente competitivo, tale da poter ambire seriamente alla Presidenza del Consiglio, spodestando un Berlusconi ormai troppo scomodo e spiazzante per gli interessi confindustriali.
(*) coord. reg. Pdac Puglia






















