Gli eterni scandali del capitalismo italiano
Una lettura marxista dei fatti di Roma
di Claudio Mastrogiulio
Nelle ultime settimane la cronaca politica è stata
letteralmente sconvolta dall’ennesimo scandalo che ha attraversato la politica
borghese italiana.
Roma, con la sua centralità politica ed economica, è stata
oggetto, stando a quanto sta emergendo dalle inchieste giudiziarie, di una vera
e propria spartizione affaristico-mafiosa.
Senza entrare nelle maglie della vicenda giudiziaria, con
tutti i suoi più torbidi dettagli, quello che più interessa a chi, come noi,
interpreta il mondo capitalistico-borghese per provare a capovolgerlo, è
l’analisi dello stato putrescente dell’intero sistema che questa situazione ha messo
in evidenza.
Le emergenze sociali utilizzate come fonte di profitto
Nelle interlocuzioni tra i personaggi di questa vicenda è
emerso il legame inscindibile tra le organizzazioni criminali e la struttura
stessa delle istituzioni politiche borghesi.
I vari Buzzi, Carminati e soci, grazie alla loro capacità di
penetrare nella burocrazia medio-alta della amministrazione romana, a livello
comunale e regionale, si accaparravano decine di milioni di euro di appalti per
la gestione di diverse emergenze sociali.
E’ così accaduto che la gestione dei campi rom, veri e
propri lager in cui vengono relegate migliaia di persone nella emarginazione e
nel degrado, diventava per questi soggetti, con la complicità di squallidi boiardi
di regime, un business milionario.
Anche altre emergenze, o presunte tali, hanno garantito a
questi gruppi criminali di inserirsi nel tessuto economico considerato legale.
Com’è sotto gli occhi di tutti, queste "emergenze", in mano ad un
gruppo di criminali, non hanno fatto altro che acuirsi nella loro gravità. Così
i rom continuano a vivere la descritta situazione di degrado e povertà,
restando costretti, per sopravvivere, ad adottare espedienti di sorta, capaci
di creare allarme nella restante parte della popolazione che, a sua volta,
viene strumentalmente utilizzata dai vari servi dei gruppi criminali, per
creare ad arte altre “emergenze”, con cui garantire ulteriori margini di
profitto.
Questo è il sistema delle c.d. cooperative sociali, che
intervengono nella gestione dei campi rom e non solo, in cui non vengono
garantite, malgrado appalti milionari, le minime condizioni di dignità della
vita alle persone che ospitano.
Ciò perché, evidentemente, quei denari vengono utilizzati
per ingrassare i conti in banca dei componenti di questi gruppi
economico-mafiosi e dei loro lacchè politico-istituzionali.
Il quadro complessivo di un capitalismo putrescente
Quello che emerge con straordinario vigore dalla vicenda di
Roma è lo stato di profonda putrefazione che interessa, ormai a tutti i
livelli, lo Stato borghese, con le evidenti ricadute sul terreno economico e
sociale.
Lo abbiamo sempre detto: non sarà qualche inchiesta
giudiziaria (condotta da una magistratura a sua volta strumento del potere
borghese) a spazzare via e capovolgere questo stato di cose. Il capitalismo, in
tutte le sue manifestazioni, da quella legalitaria a quella affaristica e
mafiosa, porta naturalmente con sé un grado di sfruttamento delle fasce
più deboli in favore dei parassitari gruppi finanziari.
Non era certo necessaria questa ulteriore vicenda di
corruzione, malaffare e contiguità tra organizzazioni criminali ed
amministrazione dello Stato, per farci concludere nel senso della impossibilità
di riformare questo sistema economico-sociale.
Gli ultimi fatti non fanno altro che confermare la necessità
di distruggere questo sistema sociale, basato irrimediabilmente sullo
sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
E’ per queste ragioni che i comunisti, nell’abbandonare ogni
pia illusione di riformabilità del sistema capitalistico, sempre più
inestricabilmente legato ai destini di gruppi mafiosi e delinquenziali, devono,
nelle lotte, costruire quell’organizzazione necessaria a tale scopo.
Quel partito che ancora non c’è, ma di cui v’è assoluta
necessità, che consenta di indirizzare la rabbia sociale e lo sdegno che queste
vicende provocano, verso la costruzione di un’altra società, più equa,
razionale e giusta, in cui vicende come quest'ultima di Roma potranno essere
ricordate come una sbiadita pagina di un passato orrendo.






















