Cinema e denunce di violenze sessuali
Per un’arte libera da violenza
e oppressione di genere !
di Patrizia Cammarata
Condanniamo
senza riserve la violenza maschilista, sia quella psicologica sia quella
fisica, che è stata denunciata da un numero notevole di lavoratrici del cinema,
del teatro, della televisione, in tutto il mondo.
Solidarizziamo
e difendiamo le donne, le attrici e le registe, le lavoratrici dello
spettacolo, che hanno subito e subiscono oppressione e abusi da parte di uomini
registi, produttori, attori e che hanno denunciato il marcio che si nasconde
sotto lo scintillio di quel mondo.
Al
contempo, non possiamo esimerci dal considerare che quanto avvenuto nelle
situazioni che queste donne hanno denunciato, arriva, purtroppo, alla
stragrande maggioranza delle altre donne come qualcosa comunque di estraneo,
perché arriva da un mondo in cui la denuncia appare, pur nella sua tragicità,
lontana ed edulcorata, deformata dallo scintillio dei riflettori e dei lustrini
che quel ricchissimo mondo di nicchia, lontano dalla quotidianità delle donne,
rappresenta.
È
per questo che queste denunce, che pur appoggiamo e con le quali
solidarizziamo, non potranno, nonostante la grande esposizione mediatica, né
fornire le risposte né rappresentare la tragedia che le grandi masse di
lavoratrici, delle precarie, delle disoccupate, delle donne delle masse
popolari subiscono nella società e nei posti di lavoro (nei campi controllati
dai caporali, nelle fabbriche, negli uffici, nei servizi, nelle cooperative),
lontani dalla fama e dai riflettori.
Questa
massa di donne ogni giorno subisce la doppia oppressione (di genere, come le
attrici e le registe che hanno denunciato i soprusi) ma anche di classe (perché
povere e sconosciute) e, quello che è subito, è subito spesso per salvaguardare
un lavoro che permette la semplice sopravvivenza, un misero salario, un lavoro
che in diversi casi non tutela nemmeno la loro salute o la loro sopravvivenza.
Queste
donne, pur riconoscendosi in parte con le attrici e le registe, sono divise da
loro da un concetto che rappresenta una realtà di fatto: “il genere ci unisce,
ma la classe ci divide”.
È
quindi necessaria l’organizzazione delle donne lavoratrici, delle disoccupate,
delle studentesse e delle pensionate povere, perché per abbattere abusi e
violenze è necessario abbattere il capitalismo, vero responsabile della cultura
maschilista, perché il capitalismo è un sistema che sviluppa quotidianamente
crimini di genere e di classe e che non permetterà mai il dispiegarsi di
un’arte accessibile a tutte e tutti, non permetterà mai il dispiegarsi di
un’arte che contribuisca alla liberazione intellettuale e umana di tutte le
donne e tutti gli uomini.






















