A proposito del congresso di Rifondazione
Riformismo (senza riforme) come unico orizzonte
di Michele Rizzi
Il
Congresso nazionale del Prc si è tenuto a Spoleto nei giorni 31 marzo, 1 e 2
aprile 2017 ed ha incoronato segretario nazionale Maurizio Acerbo, braccio
destro di Ferrero e più volte consigliere regionale abruzzese.
Un
congresso vinto dall’area del segretario uscente con un 70%, e con il resto
andato all’area di minoranza capeggiata dalla deputata europea Eleonora
Forenza.
Il
dibattito congressuale si è incentrato sulla proposta di Ferrero di rapporto
stretto con Sinistra italiana (dal palco ha parlato il segretario nazionale di
Si Nicola Fratoianni), sulla base di un patto programmatico, neo riformista (o neo
umanista, nel gergo ferreriano), per costruire un’alleanza elettorale per
le prossime politiche sotto forma di una nuova sinistra arcobaleno.
Niente
di nuovo dunque sotto il cielo rifondarolo, come già detto negli articoli sul
nostro giornale e sul nostro sito, con la riproposizione di una linea politica
molto moderata che non punta certo a costruire un’alternativa anticapitalista e
rivoluzionaria, ma semplicemente una piattaforma alternativa al renzismo
nel quadro del sistema vigente, come se la politica governativa non sia un
elemento sovrastrutturale ma un dato strutturale, come se i governi non abbiano
una caratterizzazione di classe che vada oltre chi li guida.
Ma
tant’è. Ferrero è stato il ministro dell’ultimo governo Prodi ed un motivo ci
sarà stato: quello di tentare di influire su un governo borghese
tralasciando che, in quanto tale, tale governo farà inevitabilmente gli
interessi del padronato, non certo dei lavoratori.
Ma
adesso ciò che preme di più alla direzione del Prc è tentare di riportare
qualcuno in Parlamento aggrappandosi al vendolismo decadente di Sinistra
italiana, formazione colpita da una scissione che ha dimezzato il suo gruppo
parlamentare e stretta al muro da Pisapia e dal suo campo progressista che sta
cercando di accreditarsi quale unica sinistra in campo nel panorama
istituzionale italiano.
Tocca
agli attivisti del Prc trarre le conseguenze dell’esito del congresso nazionale
per addivenire alla necessaria decisione di rompere con una direzione che,
sull’altare del governismo e dell’elettoralismo, ha distrutto un immenso
patrimonio militante che almeno in un decennio ha animato il Prc.
Proprio
al tal fine noi del Pdac siamo aperti e disponibili ad un confronto con gli
attivisti che sceglieranno questa via, per costruire assieme a loro e a tutti
coloro che ci staranno un partito comunista e rivoluzionario, vera necessità in
questa fase storica di crisi capitalistica che viene fatta pagare pesantemente
alle classi sociali più deboli.






















