Governo del cambiamento
o governo della repressione?
di Matteo Bavassano
Sfratti,
sgomberi, taser, razzismo e omofobia: ogni giorno il governo di coalizione tra
Lega e Movimento 5 stelle fa qualche cosa per provocare la risposta dei
movimenti sociali e di lotta contro le sue politiche. E possiamo dire, con una
certa soddisfazione, che ci sta riuscende e che, dopo la vicenda della chiusura
dei porti italiani agli immigrati e il caso Diciotti, sono cominciate le prime
consistenti manifestazioni contro Salvini e le sue politiche repressive. Il
compito del movimento rivoluzionario è prendere questa indignazione verso il
governo e far sì che non rimanga isolata, ma anzi unirla alla lotte dei
lavoratori, cercando di porre fine a questa «luna di miele» tra governo e
lavoratori che comincia a mostrare le sue crepe...
Nonostante
siano state le aspettative dei lavoratori e dei settori piccolo-borghesi più
colpiti dalla crisi economica a fornire la base parlamentare necessaria alla
nascita del governo Conte-Salvini-Di Maio, le azioni concrete di questi primi
mesi del governo non solo non hanno tenuto conto degli interessi reali dei
settori sociali che hanno sostenuto fortemente il Movimento 5 stelle e la Lega
alle elezioni dello scorso 4 marzo, ma addirittura non hanno avuto remore ad
attaccarli quando era in gioco un interesse più grande, quello del padronato.
Il caso Ilva è la cartina di tornasole di quello che si preannuncia essere il
metodo di lavoro di questo governo: quando si può tergiversare sui problemi reali
dei lavoratori (difesa dei salari, dei posti di lavoro, dei diritti) si
attaccano sistematicamente i capri espiatori sociali prescelti (che oggi sono
gli immigrati, domani chissà...), quando invece bisogna mantenere fede alle
promesse elettorali circa la difesa dei lavoratori italiani, il governo non
esita a difendere... i padroni, italiani e stranieri!
Il «grillismo reale»
Dopo anni a parlare come una sorta di grilli parlanti borghesi, non nel senso che davano buoni consigli, ma in quello che si comportavano come saccenti uomini concreti che avevano tutte le soluzioni in tasca, nel momento in cui sono arrivati al governo, i grillini hanno dimostrato tutta la loro inconsistenza politica. Chiaramente tutto questo era ampiamente prevedibile, non solo per le performance delle amministrazioni pentastellate di questi ultimi anni (dalla «pioneristica» Parma di Pizzarotti, alla Roma di Virginia Raggi), quanto per un’analisi marxista del loro programma: un accrocchio raffazzonato, basato su speranze, illusioni e paure tipicamente piccolo borghesi, messe insieme ad arte per raccimolare quanti più voti possibili. Non è un caso che del problema dell’immigrazione si tacesse, per non inimicarsi quei poveri che pensano che gli immigrati rubano il lavoro agli italiani, non è una innocente scelta terminologica quella di chiamare «reddito di cittadinanza» un blando sussidio di disoccupazione... E si potrebbe continuare ancora a lungo... Il programma a 5 stelle si è sciolto come neve al sole di fronte alla necessità del ceto politico grillino di andare al governo a qualunque costo, buttando via il loro programma per adottarne un altro: quello totalmente borghese della Lega di Salvini.
Il ministero della repressione
Sebbene la repressione degli apparati di polizia sia una costante in qualunque democrazia borghese, parlare di un ministero dell’interno a guida Salvini ha un sapore amaramente orwelliano: il vice-premier sta infatti agendo scientemente per far sì che chi lo ha votato non percepisca l’inganno. Dalla vicenda degli immigrati della Diciotti, di fatto detenuti senza ragione in spregio dei più basilari diritti umani ottocenteschi, alla stretta sugli sgomberi delle case occupate, fino alla difesa incondizionata dei violenti criminali che si annidano nelle forze di polizia del nostro Paese, parliamo degli assassini di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi, tanto per citare i casi di cronaca più conosciuti, Salvini sta facendo di tutto per farsi odiare da una gran parte della popolazione. Nonostante questo però la Lega continua a crescere nei sondaggi, e sarebbe oggi il primo partito del Paese, davanti anche al M5s, che stanno perdendo terreno a causa della loro totale inconsistenza politica e programmatica. Quei lavoratori che hanno creduto che con i grillini potesse arrivare il cambiamento devono ricredersi davanti ai fatti: il voto ai cinquestelle ha spianato la strada a Salvini.
Il vero cambiamento nascerà dalle lotte dei lavoratori
Come
diciamo da tempo sono solo le lotte dei lavoratori e delle masse oppresse dal
capitalismo che possono cambiare realmente le cose: solamente i lavoratori in
lotta possono costringere il governo a non firmare accordi sfavorevoli come
quello dell’Ilva, a non svendere le imprese, come potrebbe essere nella
vertenza Alitalia. Solo la ripresa delle lotte può sconfiggere i piani
economici del governo che, al di là della fraseologia colorita, consistono
nell’attaccare i lavoratori per garantire i profitti dei padroni.
Per
questo ci sentiamo di rivolgerci a tutti i lavoratori in prima persona, ma anche
a tutte le organizzazioni della nostra classe, per chiedere di iniziare
finalmente un percorso di lotta unitario per opporci alle misure anti-operaie
del governo. Dobbiamo muoverci ora, o rischiamo di non avere più tempo!






















