Partito di Alternativa Comunista

Voci dalla resistenza ucraina

Voci dalla resistenza ucraina

 

 

 

Trovate qui due testimonianze di lavoratrici ucraine, che hanno scritto alla Lit-Quarta Internazionale per raccontare ciò che stanno vivendo. Come già stanno facendo le organizzazioni di altri Paesi, su impulso della Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta, anche in Italia ci stiamo attivando per raccogliere fondi a sostegno dei lavoratori e dei sindacati ucraini. I fondi verranno consegnati al sindacato indipendente Npg, guidato da Yuri Petrovich Samoilov. Le donazioni possono essere versate qui https://www.paypal.com/pools/c/8KdhBR7W9B.

 

La Lega internazionale dei lavoratori – Quarta Internazionale sta sviluppando una importante campagna internazionale di appoggio alla resistenza ucraina contro l’invasione di Putin. In questo quadro, abbiamo promosso diverse attività unitarie di solidarietà, una campagna raccolta fondi e, insieme con le organizzazioni operaie della Rete sindacale internazionale, abbiamo fatto parte del Convoglio di aiuti operai alla Resistenza ucraina, con cui abbiamo partecipato all’iniziativa operaia e internazionalista del Primo Maggio nella città di L’viv.
Come parte di questa campagna, nella nostra pagina web vogliamo diffondere le voci di coloro che sono in prima linea nella Resistenza. Per questo presentiamo di seguito due lettere. Per prima, una lettera di Svetlana Vladimirovna, rifugiata ucraina. Svetlana è un’insegnante di scuola primaria e di scuola materna. Da anni lotta per i diritti sindacali e sociali nella regione mineraria di Kryvyj Rih, dove ha organizzato una sezione di docenti connessa al sindacato indipendente di minatori e metalmeccanici Npg, guidato da Yuri Petrovich Samoilov. Svetlana è nata negli Urali, in Russia, ma dai 14 anni risiede in Ucraina e ne è cittadina. Ha quattro figli. Attualmente, a causa dell’aggressione russa e della guerra è all’estero come rifugiata insieme ai suoi due figli più piccoli, ma continua intensamente la battaglia per la solidarietà con il suo popolo che resiste all’aggressione. Con questo compito ha partecipato, in rappresentanza del sindacato Npg, al IV incontro della Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta.
La seconda lettera è scritta da Oksana, che si trova nella città di Kerson, nel sud dell’Ucraina. È un capoluogo di provincia occupata dall’esercito invasore di Putin, in cui i russi commettono ogni tipo di atti criminali. Invitiamo i nostri lettori a diffondere queste testimonianze e a rilanciare insieme la campagna internazionale di solidarietà. 

L'invasione russa e la guerra durano già da 85 giorni

 

Lettera di Svetlana

 

Mia sorella vive con la sua famiglia nella regione di Kerson. Oggi questo territorio è occupato dalle truppe di Putin. Mia sorella tre giorni fa ha tentato (per l’ennesima volta) di lasciare la città, dove i saccheggiatori russi non solo pattugliano e controllano le strade, ma si appropriano anche delle case i cui proprietari sono riusciti a sfuggire all’occupazione.
Gli invasori russi vendono il grano rubato nei territori ucraini temporaneamente occupati: sappiamo di alcuni Paesi i cui governi sono interessati a tali proposte del governo russo, come, ad esempio, la Siria.
Prendono anche verdure e ciò che rimane alla gente, che lo vende per pochi centesimi. Dopo tutto, non possono uscire dalla città. All’inizio della primavera, la gente ha seminato campi interi con cetrioli, pomodori, cavoli e ravanelli. Le persone sono rimaste senza sostentamento, perché aveva investito tutto il suo denaro nella campagna di semina.
Questo è un colpo tremendo per la nostra economia alimentare. È risaputo che la regione di Kerson ha da sempre prodotto il cibo per molte regioni dell’Ucraina. Ora i cetrioli nelle regioni vicine costano 90 grivne, ma a Kerson si possono vendere solo per meno di 10 grivne. Naturalmente, in questa situazione, la farina di grano è salita di prezzo, cosa che si è riflessa su tutti i prodotti di farina.
I negozi e le farmacie non funzionano. C’è solo un chiosco con gli scaffali quasi vuoti. Dalla Crimea portano misere razioni da mangiare per la gente, ma quasi tutti le rifiutano.
Inizialmente, non c’era una forte repressione delle manifestazioni di protesta contro l’invasione. Ora lanciano contro di esse fumogeni e gas, e sparano ai fianchi, in aria e davanti ai piedi sull’asfalto. Molti uomini sono semplicemente scomparsi. Gli occupanti si reggono sul terrore, perché capiscono perfettamente lo stato d’animo della gente di Kerson, perché gli abitanti sono scesi in piazza subito contro l’invasione, in appoggio all’Ucraina e dicendo in massa che Kerson è parte dell’Ucraina!
Un ragazzo di 15 anni che era in auto con sua sorella aveva un tatuaggio sul braccio. Allora, in un posto di blocco, lo hanno prelevato dall’auto, lo hanno spogliato fino a lasciarlo in mutande, cercando simboli ucraini sul suo corpo. Ho chiesto cosa avrebbero fatto, questi bastardi, al ragazzo se avessero trovato qualche simbolo. La sorella mi ha detto che sapeva una cosa: lo avrebbero portato via, come è successo a molti altri, verso un destino sconosciuto, e non sarebbe mai stato liberato.
Gli abitanti della città capiscono che sono tenuti in ostaggio, come uno scudo umano per questi occupanti, saccheggiatori e assassini. Nessuno degli abitanti di questa città sa quello che potrebbe succedere in futuro.
Kerson è una capitale regionale che è stata consegnata in due giorni dall’amministrazione locale agli invasori. Il nuovo governo d’occupazione ha deciso, senza referendum, di dare un nuovo nome alla città: Taurida, e di chiedere l’ingresso nella Federazione russa.
Avendo messo al potere in città un governo d’occupazione, questi predoni armati prendono tutto quello che trovano nelle case, nei dipartimenti e nelle attività commerciali. Obbligano la gente a «vendere» i propri lotti di terra e le case per pochi centesimi. Confiscano i passaporti. Quando nasce un bambino, i genitori ricevono un certificato di nascita firmato dal «governo» usurpatore, recentemente creato.
I soldati russi hanno occupato tutte le strutture del provider di internet Status di Kerson e hanno tagliato ogni mezzo di comunicazione. Al suo posto, impongono il collegamento alla rete della Crimea, altrimenti minacciano di sequestrare tutti gli apparecchi personali.

 

Vi sono altri crimini di guerra

Gli invasori, le truppe occupanti, commettono atrocità, considerate a livello internazionale come crimini di guerra. Tuttavia, avvengono in questa guerra altri crimini non meno gravi e che dobbiamo punire duramente.
Astuti impresari ucraini stanno facendo affari con questa guerra. Per loro, la cosa importante è guadagnare denaro a spese delle persone che difendono la nostra Ucraina. Stiamo ricevendo aiuti umanitari da molti Paesi. Lo sentiamo in tutte le radio e lo vediamo su tutti gli schermi televisivi. Ma questi aiuti non arrivano ai destinatari. Cioè, questi aiuti che sono così necessari oggi per i soldati, per i rifugiati e per i civili, non vengono ricevuti.
I prodotti etichettati come «non per la vendita» si trovano sugli scaffali dei negozi delle nostre città. Vestiti, biancheria, berretti ecc. vengono venduti nei mercati della città.
Le parole non bastano per descrivere tutto quello che sta avvenendo con gli «aiuti umanitari». Le famiglie vendono tutto quanto abbia valore nelle proprie case per comprare beni indispensabili per i propri coniugi, figli, parenti e amici che stanno combattendo al fronte.
Gli uomini, molti con taglie grandi di scarpe, oggi usano stivali invernali, che sono consumati nel 95% dei casi, ma non possono comprarne di nuovi.
Con questo racconto esprimo «un grido dell’anima». La gente resiste nella prima linea del fronte fino alla vittoria, mentre i nostri presunti «compatrioti», questi capitalisti, vendono gli aiuti umanitari. Giudizio e castigo per questi avvoltoi!
A proposito, si sta conducendo un’indagine nell’impresa Dnipro, che produceva prodotti di difesa per la Russia, di proprietà della Corporazione di difesa della Russia, e si dedicava alla produzione a partire da attrezzature speciali. Nel pieno di un’invasione russa e di una guerra di liberazione… come può essere?

 

Li sconfiggeremo

Ora è un momento molto difficile per noi. Dall’inizio della guerra, più di 6 milioni di persone hanno abbandonato l’Ucraina. Più di 8 milioni sono stati sfollati. Come risultato del bombardamento delle truppe russe nel territorio ucraino, 1721 scuole e istituti educativi risultano danneggiati, e 139 di questi sono completamente distrutti.
Dei 5,23 milioni di rifugiati ucraini, 2,75 milioni sono popolazione attiva. Di questi, 1,2 milioni di persone lavoravano, ma si sono licenziati o hanno perso il lavoro a causa della guerra.
L’Organizzazione internazionale del lavoro prevede un deterioramento della situazione dell’occupazione non solo in Ucraina, ma anche nei Paesi limitrofi: in Ungheria, Moldavia, Polonia, Romania e in Repubblica Ceca.
Sinceramente, spero e confido solamente nell’aiuto e nell’appoggio dei lavoratori di tutti i Paesi. Abbiamo un duro lavoro di fronte a noi! Dobbiamo chiudere i conti con questi traditori, con questi pseudo-ucraini che, in questi difficili tempi di guerra, fanno succosi affari a costo del dolore, delle lacrime e della morte dei lavoratori ucraini.
Ma continuo a credere nella nostra, e solo nostra, vittoria. Credo nel nostro popolo! Credo nel mio Paese, l’Ucraina! Poiché siamo forti di spirito, supereremo questa situazione critica. Viva l’Ucraina! Viva gli eroi! Vinceremo.

 

Lettera da Cherson, Ucraina. 85° giorno di guerra, 85° giorno di occupazione.

 

Lettera di Oksana


85° giorno di vita tra gente con mitragliatrici o, per meglio dire, non di vita, solo di esistenza… 85° giorno di paura che qualcuno ti entri in casa… sequestrano semplicemente la nostra gente nelle strade… e dopo i nostri parenti ci vengono rivenduti per 20mila grivne. Se hai soldi, li puoi ricomprare.  Nel pieno del XXI secolo, nel cuore dell’Europa, gli invasori ci stanno vendendo i nostri familiari.
Notti insonni. Prego, prego, prego per i figli, per i nipoti, per gli amici… tutte le preghiere si confondono in una preghiera interminabile: «Signore, dammi la forza per sopportare tutto questo»… e le forze svaniscono. Ci spogliano di tutto quello che abbiamo.
La nostra amata città verde sulle sponde del Dnepr si è trasformata in una città semideserta. La gente sta fuggendo dalle case in massa. Ogni volta che salutiamo i nostri vicini, una parte della nostra anima muore. In alcuni momenti, anche noi abbiamo smesso di sopportarlo e abbiamo deciso di fuggire dall’occupazione. È stato una settimana fa. Addio ai vicini, lacrime: in quel momento mi sono sentita come una traditrice. Nel nostro palazzo di 10 appartamenti, rimangono solo due famiglie. Due famiglie di anziani, il cuore mi è andato in pezzi.
Abbiamo fatto le valige rapidamente, tutta la vita entra in una borsa, una borsa, e un gatto, che non ha lasciato la borsa nemmeno per un minuto, come se avesse capito che ce ne saremmo andati l’indomani.
Usciamo. Un’infinità di posti di controllo, gente con mitragliatrici che rovista nelle nostre cose, esaminando i documenti. Perché gente straniera è quella che comanda nella nostra terra?
Davanti una colonna, che si estendeva per più di 5 km. Fuori dal finestrino della macchina c’è un campo giallo, e un cielo azzurro infinito: i colori della nostra bandiera! E un’altra volta lacrime. Guardo il mio gatto e piango: per la seconda volta nella sua vita, il mio gatto piange, la prima volta ha pianto quando sono cominciati i bombardamenti.
Siamo rimasti fermi sulla strada sotto il sole cocente per 6 ore, circondati da invasori. Un uomo sta morendo in un’auto vicina, aveva urgente bisogno di un’operazione al cuore. Poco più avanti una donna stava partorendo. Si sente il pianto di un bambino. Più in là, enormi vagoni di grano passano velocemente il nostro grano. Saccheggiano il grano agli agricoltori e lo esportano in Russia: la storia si ripete…
Non ci hanno lasciato passare: la colonna nella quale eravamo è stata ferma sulla strada per sei giorni. Alcuni non sono riusciti a sopportarlo e sono tornati a casa, altri hanno continuato ad aspettare. A due di queste colonne, gli occupanti hanno semplicemente sparato da distanza ravvicinata, uccidendo i civili che volevano fuggire dall’occupazione.
Mi chiedo, perché? Perché la mia patria ha attaccato la patria di mio figlio? Perché i russi ci uccidono? Come può una persona uccidere un’altra persona nel XXI secolo in questo modo? Barbarie!

 

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