Sulle manifestazioni del 16 gennaio
No alla guerra imperialista!
Il capitalismo, questo sistema criminale che ci è indicato come l’unico sistema possibile, ha bisogno della guerra per sopravvivere e non esiste nessuna possibilità di sconfiggere per sempre la guerra imperialista se non si sconfigge il capitalismo. “La guerra è un gigantesco affare commerciale, soprattutto per l’industria bellica” e l’unica potente arma che potrà sconfiggerla per sempre può essere cercata solo nell’unità della classe lavoratrice di tutto il mondo. I lavoratori e tutti popoli oppressi, anziché identificarsi nelle ragioni e negli interessi nazionalisti di questo o quel Paese (che non sono altro che gli interessi privati di un gruppo di capitalisti che difendono i loro forzieri e i loro profitti attraverso le istituzioni dello Stato borghese), nelle ragioni di questa o quella religione, hanno la necessità di salvaguardare la difesa degli interessi della propria classe che è internazionale, di abbattere le frontiere degli Stati nazionali, di un programma politico che si ponga l’obiettivo di rovesciare il capitalismo e sostituirlo con un sistema economico che abbia come obiettivo la socializzazione dei mezzi di produzione e la distribuzione della ricchezza.
Quello che ci unisce
Rispondiamo con convinzione all’appello di manifestare contro la guerra imperialista, per il ritiro delle truppe e l’annullamento di tutte le missioni militari italiane nei scenari di guerra, per la cancellazione dell’acquisto degli F35, il taglio delle spese militari, la fine dello sporco commercio delle armi, per la fine dei bombardamenti, dell’ingerenza esterna e dell’ipocrita esportazione della democrazia, per la fine della Nato, per l’autodeterminazione per il popolo palestinese e curdo, per l’accoglienza e la dignità dei rifugiati e degli immigrati.
Quello che ci divide
Ma non siamo d’accordo, come si chiede nell’appello, a porre le speranze in un “confronto politico che porti ad un accordo tra tutti gli stati coinvolti nella guerra in Medio Oriente” per sconfiggere il terrorismo Isis. Non si può consegnare la lotta contro l’Isis agli stessi Stati che sono il braccio armato dei vari imperialismi contro i popoli del Medio Oriente e che hanno creato le condizioni, attraverso le loro politiche di rapina, alla nascita e all’affermazione dell’Isis. Inoltre pensiamo che non si debba appoggiare, né direttamente né indirettamente, la politica di potenza della Russia nella regione.
Nessun “accordo” fra gli Stati coinvolti nella guerra potrà essere vantaggioso per il popolo siriano o per qualsiasi popolo del Medio Oriente cui i governi locali e le “bombe “amiche” hanno tolto la speranza di un futuro. Il genere di “accordi” citati nell’appello della manifestazione non potranno mai avere come obiettivo quello di rispondere alle esigenze democratiche ed economiche delle masse. Qualsiasi soluzione “dall’alto” sarà sempre un perpetuare l’essenza degli attuali sistemi corrotti antidemocratici.
Non riponiamo nessuna fiducia in nessun Stato attualmente al potere e in nessuna negoziazione, non rinunciamo all’indipendenza di classe, rifiutiamo il punto di vista stalinista che piega gli interessi di classe agli interessi nazionali, manifestiamo contro la guerra con queste parole d’ordine:
- Fine della Nato!
- Accoglienza e dignità per i rifugiati e i migranti!
- Per la distruzione dello Stato sionista di Israele! Per una Palestina libera, laica e antirazzista!
- No all’Europa dell’euro e delle banche. Per la Federazione degli Stati socialisti d’Europa!
- No ai bombardamenti della Russia, degli Usa e della Francia in Siria! No alle unità speciali Usa sul suolo siriano!
- Per la sconfitta di Assad, dell’imperialismo e dell’Isis! Per la vittoria delle forze ribelli siriane!






















