Respingiamo la nuova aggressione
di Israele ai palestinesi
di Alejandro Iturbe (*)
Negli
ultimi giorni, stiamo assistendo ad una nuova escalation di ulteriori
aggressioni dello Stato sionista alle masse popolari palestinesi. Il detonatore
è stato il rapimento e l'assassinio di tre giovani israeliani, i cui corpi sono
stati trovati in Cisgiordania.
Finora,
nessuna organizzazione palestinese ha rivendicato questo fatto. Tuttavia, il
governo israeliano ne ha accusato l'organizzazione Hamas, utilizzando questo
come pretesto per scatenare una dura repressione contro i palestinesi di
Gerusalemme e Cisgiordania, e anche per lanciare un'offensiva militare (con
pesanti bombardamenti) nella Striscia di Gaza (governata da Hamas). Al contempo,
ci sono stati numerosi attacchi a palestinesi sferrati da gruppi di presunti
civili israeliani, tra cui l'omicidio di un giovane arabo di 16 anni, nel
quartiere di Shuafat a Gerusalemme. Dopodiché, si sono prodotti scontri tra gli
abitanti di Shuafat e l'esercito israeliano. Inoltre, un gruppo di coloni ebrei
ha incendiato l'allevamento di pecore del palestinese Fadi Basim Bani Jabir nel
villaggio di Aqabra, a sud della città di cisgiordana Nablus e ha lasciato
scritte le parole “Sanguinosa vendetta”.
Ma
non basta: i soldati israeliani hanno gia ucciso due giovani palestinesi a
Hebron e nel campo profughi di Jenin, sostenendo che “resistevano all'arresto”,
hanno arrestato decine di persone e demolito molte case di “sospetti”. Nel
frattempo, l'aviazione ha già lanciato più di 30 attacchi aerei sulla Striscia
di Gaza. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che
“l'offensiva nei territori palestinesi potrebbe essere più intensa”.
Ripudiamo
questa nuova aggressione dello Stato sionista alle masse popolari palestinesi e
facciamo appello a sviluppare un'intensa campagna internazionale per fermare
gli attacchi. Esprimiamo ancora una volta la nostra solidarietà e il nostro
sostegno ai palestinesi.
Ma
allo stesso tempo, è necessario analizzare il problema di fondo. Lo Stato di
Israele è stato creato nel 1948, come un enclave militare imperialista in Medio
Oriente, sulla base della usurpazione di gran parte del territorio palestinese
storico e l'espulsione violenta di centinaia di migliaia di palestinesi dalle
loro terre, condannati all'esilio.
Da
allora ad oggi la storia di Israele è stata l'aggressione permanente e la
repressione contro i palestinesi, e contro tutte le popolazioni arabe, come dimostrano
i continui attacchi su Gaza o il Muro della Vergogna che accerchia e taglia la Cisgiordania. Da
allora, le masse popolari palestinesi hanno rivendicato il diritto a recuperare
i loro territori usurpati e il ritorno degli esuli che oggi sono milioni.
In
questo senso, l'unica via d'uscita reale per la situazione di conflitto
permanente nella regione è la costruzione di una Palestina unica, laica, democratica
e non razzista in tutto il territorio storico della Palestina. In questa
Palestina, senza muri né campi di concentramento, potranno fare ritorno i
milioni di rifugiati che sono stati espulsi dalle loro case e convivere con
quegli ebrei che accetteranno di vivere in pace e uguaglianza. Ma per ottenere questa
conquista è assolutamente necessaria la completa distruzione dello Stato sionista
di Israele, che per la sua origine e per la sua essenza è la principale causa
di questo conflitto.
(*) dal sito della Lit-Quarta Internazionale






















