Grecia
Tsipras approva le nuove richieste criminali
della Troika
di Felipe Alegria *
Il 18 maggio, un giorno dopo lo sciopero generale, circondati da migliaia di manifestanti e con ancora in corso i blocchi dei mezzi di trasporto pubblico, dei traghetti e degli ospedali, i deputati di Syriza e dei suoi alleati di governo, i “Greci indipendenti” [partito di destra, nazionalista e filoclericale; ndt], hanno fatto votare al Parlamento greco il nuovo e brutale pacchetto di misure imposto dalla troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea, FMI). In questo modo, il governo Tsipras potrà ricevere 7000 milioni di euro della seconda tranche del terzo “riscatto” greco, coi quali rimborsare il debito che scade a luglio. Ovviamente, i fondi non sono destinati a spese sociali o produttive; al contrario, serviranno solo per continuare a pagare alla troika un debito inesigibile, alimentando così il saccheggio criminale della Grecia, ridotta ad uno stato di semicolonia tedesca.
Le misure approvate
Il pacchetto votato da Syriza contiene più di 100
misure, buona parte delle quali era compresa nella lista delle richieste che la
troika avanzava dal 2010, senza che nessun governo avesse osato approvarle fino
ad ora. In realtà, come hanno denunciato i sindacati greci, ciò che Tsipras ha
firmato non è altro che un quarto memorandum, senza che questa volta si possa
nemmeno prendere la scusa di un nuovo “riscatto”. Il testo approvato,
“Supplemento al Memorandum”, lo dice in maniera
chiara: “il successo del programma richiede l'applicazione continuata
nel tempo, per molti anni, delle politiche concordate”. È la naturalizzazione
della sottomissione e della spoliazione.
Il pacchetto include un'ulteriore sforbiciata alle
pensioni pubbliche, che entrerà in vigore nel 2019. La riforma ridurrà
l'ammontare complessivo delle pensioni greche dell'1 percento del Pil ed
eliminerà definitivamente l'Ekas, un fondo di aiuto ai 380.000 pensionati con i
redditi più bassi. Il giornale “Publico” narra il caso di Melina Kotsaki,
hostess pensionata di 73 anni, che quando terminò l'attività lavorativa
riscuoteva una pensione di 2.200 euro ed ora, dopo i successivi tagli, riscuote
750 euro, che diminuiranno di un ulteriore 18 percento con la nuova
sforbiciata. Si fa riferimento anche al caso di Kostas Kekas, barelliere da
poco pensionato con un assegno di 700 euro che conoscerà una riduzione, come
per tutti i pensionati, di proporzioni analoghe.
Una nuova riforma fiscale accrescerà le imposte
per un valore pari al 1 percento del Pil a partire dal 2020. Ribasserà la
soglia minima di esenzione fiscale, colpendo in pieno le fasce più deboli, ed
aumenterà anche la tassazione per i professionisti.
Il pacchetto include nuovi tagli alle prestazioni
sociali. “Si risparmiano” 259 milioni sacrificando i sussidi ai disoccupati e
gli aiuti alle famiglie più povere per il pagamento dei riscaldamenti e per i
servizi alle persone disabili. Altri 313 milioni in due anni spariranno dal
sistema sanitario, già pesantemente colpito, con un bilancio ridotto di un
terzo dal 2009.
I diritti dei lavoratori vengono ugualmente
colpiti, attraverso l'eliminazione degli intoppi legali rispetto al
licenziamento collettivo. I contratti di fatto verranno scavalcati. La
convocazione dello sciopero sarà più difficile perché sarà condizionata al voto
favorevole del 50 percento dei lavoratori in un contesto caratterizzato dalle
intimidazioni padronali e dalle minacce di licenziamento. Si allenta inoltre la
protezione legale ai rappresentanti sindacali.
La spoliazione del Paese attraverso il saccheggio
dei bilanci si completa con la vendita forzata a prezzo di saldo del patrimonio
pubblico al capitale straniero, in particolare a quello tedesco. Il governo ed
il Fondo di privatizzazione (HRADF) gli hanno già consegnato vari aeroporti
regionali, autostrade, la metro di Atene e il porto del Pireo. Ora, con le
nuove misure, cercano di fare la stessa cosa con la compagnia di acque di
Salonicco ed Atene, l'industria petrolifera Hellenic Petroleum e la compagnia
elettrica Public Power Corp PPC. Il nuovo memorandum include anche un altro
meccanismo di saccheggio: il trasferimento dei crediti morosi delle banche
greche (100.000 milioni) a “fondi avvoltoio” stranieri, cosa che permetterà
loro di impadronirsi della proprietà di un gran numero di abitazioni e aziende
a prezzi irrisori.
L'Unione Europea (UE) allo scoperto
Il nuovo memorandum, un'altra pagina nera nella
storia dell'infamia, ci mostra il vero volto dell'UE, quello di una macchina da
guerra contro la classe lavoratrice e le masse popolari europee, uno strumento
delle grandi banche e multinazionali europee per imporre un arretramento
generalizzato ai lavoratori e per sottomettere e saccheggiare Paesi come le
Grecia.
L'UE è lo scudo al quale si appoggiano i governi
europei nel promuovere la loro offensiva antioperaia ed antipopolare e la loro
politica estera imperialista. È un'impalcatura antidemocratica, dominata dal
capitale finanziario e dal governo tedesco, impossibile da trasformare e da
mettere al servizio dell'esigenza delle masse popolari.
Le bugie di Tsipras, esecutore dei dettami della Troika
Tsipras ha difeso il nuovo memorandum dicendo che
così si sgombra la strada verso un “alleggerimento” del debito greco. Ha
aggiunto anche che compenserà i tagli con “contromisure” sociali. Tuttavia,
continua a mentire sfacciatamente, come fece quando convocò il referendum del
luglio 2015, convinto che avrebbe perso, così
da poter giustificare l'accettazione delle imposizioni della troika (come
ha confessato Varoufakis nel suo recente libro di memorie).
Le dichiarazioni di Tsipras sull'alleggerimento
del debito sono pura chiacchiera, in primo luogo perché la Germania si oppone
apertamente e, in secondo luogo, perché la proposta del FMI di cancellare una
parte di esso, in realtà, non è altro che un meccanismo per perpetuarlo,
sapendo che la Grecia non può far fronte al suo attuale debito, vicino al 180
percento del PIL. Per quanto riguarda le “contromisure di sollievo” (che,
d'altronde, non cambierebbero per niente la situazione generale), il loro
margine di manovra è inesistente, perché l'Eurogruppo ha condizionato qualunque
“misura espansiva” al fatto che il Paese superi gli obiettivi di surplus
primario (3,5 percento del Pil) ed abbia una crescita del 3,5 percento del Pil
nei prossimi anni
Tsipras ha dimostrato che se uno si sottomette
all'Euro e all'Unione Europea, per quanti discorsi e promesse possa fare in opposizione ad
essi, non appena arriva al governo si trasforma nell'esecutore dei suoi
piani.
Il grosso della sinistra europea (Podemos,
Izquierda unida, el Bloco de esquerda, il Front de Gauche o Die Linke) ha
presentato a lungo Tsipras e Syriza come i grandi eroi della sinistra e come
modello da seguire di fronte ad una socialdemocrazia orientata al
neoliberalismo ed in caduta libera. Tuttavia, alcuni mesi dopo, Syriza arrivò
al governo e si trasformò nel sostituto del Pasok e della destra greca, nel
nuovo sicario della troika, nel gestore della politica criminale dell'UE contro
i rifugiati, invitato permanente alla cupola della socialdemocrazia europea e
socio ed amico di Israele. Ancora attendiamo dagli amici di Tsipras una critica
ed un ripudio nei confronti del suo governo e della sua politica.
La risposta della classe lavoratrice greca
La risposta all'ultimo memorandum è stata il sesto
sciopero generale contro Tsipras e la troika. C'è stato il blocco delle
ferrovie, del trasporto urbano e marittimo, dei controllori di volo, dei mezzi
di comunicazione, degli ospedali pubblici, dei funzionari e, sia pure in scala minore,
dei lavoratori del settore privato. Si sono riversate nelle strade migliaia di
persone, fra cui pensionati, giovani, disoccupati, contadini e settori della
classe media impoverita.
La verità è che non si può vessare ulteriormente
una popolazione eroica che ha sofferto una devastazione economica e sociale
equivalente a quella di una guerra; un Paese che è stato vilmente tradito,
primo dal Pasok e poi da Syriza. Non può essere chiesto di più quando la
convocazione era ad un sciopero di 24 ore, testimoniale ed isolato da una
prospettiva strategica di ripudio del pagamento del debito, di rottura con l'UE
e l'Euro, di nazionalizzazione delle banche e presa dell'economia nelle sue
mani. Non si può chiedere di più ad una classe lavoratrice che è rimasta isolata
internazionalmente, abbandonata dalla burocrazia sindacale, dalla
socialdemocrazia e dagli amici di Tsipras.
È necessario costruire una risposta internazionalista
È ora di far sentire la solidarietà attiva con la classe lavoratrice e le masse popolari greche, di costruire una risposta internazionalista su scala europea. Una risposta sostenuta dal sindacalismo combattivo e da una sinistra che abbia chiaro che non c'è via d'uscita senza affrontare unitariamente l'Europa del capitale e senza aprire una via di rottura rivoluzionaria con l'UE e l'Euro, sulla cui base costruire l'Europa dei lavoratori e delle masse popolari, gli Stati Uniti Socialisti d'Europa.
* dal sito della Lit-Quarta Internazionale: www.litci.org
(traduzione dallo spagnolo di Mauro Buccheri)






















