Dove va il Venezuela?
Dichiarazione della Lit-Qi *
La
crisi politica del Venezuela fa da spartiacque in tutta la sinistra
latinoamericana e mondiale. La maggior parte della sinistra riformista si è
allineata con il governo Maduro “contro il colpo di Stato”. Si tratta di una
manovra criminale per nascondere il vero golpe compiuto da Maduro, che sta
imponendo una dittatura al servizio della
“boliborghesia”.
L'imperialismo fa pressione su Maduro con
sanzioni diplomatiche, con una farsa “in difesa della democrazia”, a sostegno
dei suoi rappresentanti, raggruppati nella Mud.
Chiamiamo
gli attivisti del movimento di massa di tutto il mondo a combattere contro la
dittatura di Maduro e per un'alternativa indipendente dei lavoratori in
Venezuela.
I. Breve riassunto della storia venezuelana recente
Il Venezuela è un Paese con una ricca storia
rivoluzionaria. Nel 1989, l'attuazione di un piano neoliberale del governo di
Carlos Andrés Pérez (con la grande svalutazione della moneta e l'aumento del
costo della benzina) causò un'insurrezione popolare, il “Caracazo”. Le masse
povere di Caracas scesero giù dalle dalle colline, affrontarono la polizia e
saccheggiarono i negozi per quattro giorni.
L'esercito represse duramente la rivolta,
causando migliaia di morti. La borghesia riuscì a riprendere il controllo della
situazione, ma il governo e il regime ne uscirono indeboliti. Le forze armate
si divisero. Successivamente il colonnello Hugo Chávez tentò un colpo di Stato
militare nel 1992. Il colpo di Stato venne sconfitto, ma Chávez guadagnò un
enorme prestigio popolare tra i settori più poveri. Carlos Andrés Pérez fu
destituito nel 1993.
Chávez
vinse le elezioni nel 1998, inaugurando un lungo periodo di governi chavisti
che sono rimasti in carica fino ad oggi.
Il
chavismo ebbe conflitti parziali, e sviluppò una retorica, contro
l'imperialismo degli Stati Uniti che gli fornì grande prestigio in tutta
l'America Latina. I discorsi di Chavez contro Bush erano chiaramente diversi da
quelli di Lula e degli altri governi del continente.
Inizialmente, l'imperialismo aggredì duramente
Chavez. Bush armò un colpo di Stato nell'aprile del 2002. Le masse reagirono
violentemente, iniziando una nuova insurrezione che sconfisse il golpe e fu
contenuta solo dal ritorno di Chavez due giorni dopo. In seguito ci fu anche
uno sciopero padronale (serrata) del petrolio, egualmente sconfitto nel 2003.
L'imperialismo imparò [la lezione] dalla
sconfitta del golpe del 2002 e della serrata [del petrolio]. Passò a convivere
con i governi chavisti e ad usarli per mantenere lo sfruttamento del Paese. Nel
frattempo, appoggiava l'opposizione di destra per capitalizzare elettoralmente
il logoramento dei governi chavisti e per riconquistare il governo in seguito.
Cominciò
a utilizzare quella che chiamiamo risposta democratica, cioè l'utilizzo dei
processi elettorali per canalizzare la crisi politica. Ad esempio, nel 2004
l'opposizione di destra propose un “referendum revocatorio”, che fu accettato,
e vinto ampiamente, da Chavez.
Chavez
fu rieletto nel 2006 e nel 2012, e morì nel 2013. Maduro, vicepresidente di
Chavez, assunse la guida del governo e fu poi eletto presidente nel mese di
aprile dello stesso anno.
La crisi economica, con la caduta dei prezzi del
petrolio, demolì la base materiale del chavismo. Dal 2014 il Paese sta vivendo
una depressione che raramente ha conosciuto nella sua storia. La risultante
politica è stata la rottura dei settori popolari che tradizionalmente
appoggiavano il chavismo. Nel 2015, l'opposizione di destra vinse le elezioni
parlamentari, capitalizzando il logoramento di Maduro ed eleggendo più di due
terzi del parlamento nazionale.
Il governo Maduro semplicemente ignorò il parlamento
eletto e fece ricorso al potere che nel Paese passava attraverso il sostegno
diretto delle forze armate. Le elezioni dei governatori, che avrebbero dovuto
essere tenute nel dicembre 2016, vennero rimandate perché tutto faceva ritenere
che Maduro avrebbe perso. L'opposizione iniziò una campagna per un “referendum
revocatorio” (lo stesso meccanismo previsto dalla costituzione chavista, e che
Chavez accettò nel 2004), ma nonostante fosse riuscita ad ottenere le firme
previste, Maduro manovrò in tutti i modi per evitare il referendum, perché
sapeva che sarebbe stato destituito.
Oggi, il governo chavista ha contro di sé l'80%
della popolazione venezuelana. Per questa ragione, Maduro sta promuovendo un
colpo di Stato. Ha convocato una “Assemblea costituente”, sopprimendo il
suffragio universale per l'elezione dei parlamentari. Ha falsato i criteri
elettorali, privilegiando le aree rurali dove ha più peso. Inoltre, il 30% dei
deputati sono stati eletti in modo corporativo in settori come “contadini”,
“studenti”, “imprenditori”, “lavoratori”, e sono stati indicati dalle
burocrazie di questi settori, mentre a una gran parte delle associazioni e dei
sindacati è stato impedito dal governo di svolgere le elezioni per rinnovare le
loro direzioni. Tutto questo per trasformare una minoranza in maggioranza.
Vi è stata una gigantesca frode nel voto della
“Costituente”, come denunciato dalla stessa impresa assunta dal governo Maduro
per incaricarsi delle elezioni. Non c'è stata una partecipazione al voto del
42%, così come dichiarato dal governo. Fonti indipendenti indicano un
partecipazione del 15-17% della popolazione, nonostante tutta la pressione
esercitata dal governo sugli impiegati pubblici e sulle persone che dipendono
dai programmi sociali affinché andassero a votare.
Le elezioni municipali che avrebbero dovuto aver
luogo nel 2017 e le elezioni presidenziali del 2018 vengono così messe in
discussione, dato che la “Costituente” ha stabilito che durerà due anni. Il
procuratore generale del Paese, Luisa Ortega, nominata da Chavez ma critica nei
confronti della svolta bonapartista di Maduro, è stata destituita dalla “Costituente”
nel giorno del suo insediamento.
Per imporre questo colpo di Stato, la
repressione è stata durissima: più di un centinaio di morti, più di cinquecento
arrestati. Oltre agli attacchi delle forze armate e della polizia, esistono i
“collettivi”. Si tratta di gruppi paramilitari che reprimono le manifestazioni
e uccidono gli oppositori. Assomigliano ai “Tonton macoutes” di Haiti e alle
“Triple A” [Alleanza Anticomunista Argentina; ndt] peroniste in Argentina.
C'è
un colpo di Stato in Venezuela, voluto dal governo Maduro. Un governo che non
ha nulla di “socialista” né di “anti-imperialista”. Si tratta di un governo
borghese, corrotto, ripudiato dalle masse... e sostenuto dalla maggior parte
della sinistra riformista in tutto il mondo.
II. Quale Stato esiste in Venezuela?
Il carattere di classe di uno stato è definito,
secondo Trotsky, dal “carattere delle forme di proprietà e dei rapporti di
produzione che lo Stato in questione protegge e difende”.
Non
ci sono Stati “intermedi” nel capitalismo, o sono borghesi o sono operai. Lo
Stato in Venezuela è senza dubbio borghese, è al servizio del mantenimento del
capitalismo, delle imprese multinazionali per l'estrazione del petrolio
venezuelano, e di una nuova borghesia - la boliborghesia - al controllo del Paese.
Lo Stato borghese venezuelano è stato mantenuto
intatto, con le sue forze armate controllate dal chavismo. Non vi è mai stato
nulla di simile agli organismi di potere delle masse. Il Psuv (Partito
chavista) è un partito borghese, controllato dallo Stato attraverso le mafie
chaviste, somigliante al peronismo argentino, al Pri messicano e al Partito colorado
in Paraguay.
Il “Socialismo del XXI secolo” del chavismo è solo un'ideologia
finalizzata a guadagnare l'avanguardia e le masse al suo progetto borghese.
Nella realtà, il chavismo è una corrente nazionalista borghese, come il
peronismo o l'aprismo. Ma con le limitazioni che il nazionalismo borghese
subisce nell'epoca della globalizzazione dell'economia del XXI secolo. Chavez
ha fatto molto meno della reale nazionalizzazione del petrolio voluta da
Cardenas in Messico nel 1938, o perfino delle nazionalizzazioni del petrolio,
dell'energia elettrica e delle ferrovie all'epoca di Peron in Argentina.
La retorica anti-imperialista (o per essere più precisi anti-nordamericana)
di Chavez non si concretizzò mai in una vera e propria rottura con
l'imperialismo. Dopo gli scontri verbali con Bush, la relazione con
l'imperialismo degli Stati Uniti è cambiata con l'insediamento di Obama. Nel
2008 Chavez giunse ad affermare che, se fosse stato nord-americano, avrebbe
votato per Obama. Inoltre, con l'imperialismo europeo il rapporto è sempre
stato molto più amichevole.
Il governo venezuelano ha continuato
religiosamente a pagare il suo elevato debito estero. Lo slogan “nazionalizzazione
del petrolio” - la misura più famosa di Chávez - consisteva solo nel
mantenimento di imprese miste e in un aumento delle percentuali ricevute dallo
Stato in associazione con le multinazionali presenti nel Paese, dedite
all'estrazione e al raffinamento del petrolio. Queste multinazionali possono
possedere fino al 49% delle aziende e delle riserve petrolifere. Nel caso del
gas, possono possedere sino al 100%. Questo tipo di accordo con le
multinazionali è simile a quello esistente in Paesi come il Brasile. Il
chavismo ha mantenuto le forniture di petrolio agli Stati Uniti, anche quando
l'imperialismo invase l'Iraq.
Le poche nazionalizzazioni di imprese di altri
settori - quali la Compañía Anónima Nacional de Teléfonos, la Caracas
Electricidad o la Siderurgia dell'Orinoco
- sono state fatte secondo i criteri, accettati dai capitalisti, di acquisto e
di vendita delle azioni.
Alcuni
settori centrali dell'industria, come ad esempio quello delle automobili, sono
controllati dalle multinazionali.
Oltre che delle multinazionali, lo Stato
venezuelano è al servizio di un altro settore borghese, la “boliborghesia”
(combinazione delle parole “bolivariano” e “borghesia”). Questo settore
borghese emerse dall'apparato statale, in particolare dalla cupola delle forze
armate. La sua accumulazione capitalistica venne dall'attività di
intermediazione legata alla negoziazione del
petrolio con l'estero, dalla corruzione generatasi negli appalti
pubblici, dalle “società valigetta” (di facciata), dalle frodi nel mercato
valutario. A partire da questo arricchimento, la nuova borghesia ha potuto
comprare o avviare imprese. La cupola del chavismo ha contribuito e tuttora
contribuisce a saccheggiare i proventi del petrolio, come parte della propria
accumulazione capitalistica.
Il gruppo più forte è quello di Diosdado
Cabello, alto funzionario delle forze armate. È il secondo gruppo
imprenditoriale nel Paese, proprietario di banche, industrie e società di
servizi. Un altro gruppo che lo segue ha come proprietario un altro ufficiale
in pensione - Jesse Chacon - ed è costituito da una banca, una fabbrica di
latte in polvere e da tenute. Esiste un terzo gruppo imprenditoriale molto
forte, anch'esso di proprietà di due militari in pensione, Ronald Blanco La
Cruz e Edgar Hernández Behrens.
Oltre a questi, la boliborghesia include
imprenditori e banchieri che si sono avvicinati a Chavez fin dall'inizio e
quindi hanno aumentato le loro fortune, come Alberto Cudemus, presidente della
Feporcina. O anche Alberto Vollmer, proprietario della società di rum Santa
Teresa, Miguel Perez Abad, presidente della Fedeindustria e funzionario del
governo, Victor Vargas Irasqüín (Banco Occidental de Descuento) e molti altri.
La boliborghesia ostenta la sua ricchezza
abusiva, con le automobili, le case e le feste (molte a Miami). Inoltre, i
militari sono direttamente collegati ai traffici nel settore alimentare.
Il chavismo ha mantenuto il capitalismo in Venezuela mentre parlava del
“socialismo del XXI secolo”. Il volto “sociale” del chavismo è lo stesso
utilizzato da altri governi latinoamericani di destra e di sinistra: programmi
sociali compensativi, assistenzialisti.
Le “Misiones” in Venezuela hanno lo stesso
carattere della “Bolsa familia” in Brasile, del “Juanito Pinto” e della “Renta Dignidad” in Bolivia, del
“Hambre Cero” in Nicaragua, delle “Familias en Acción” in Colombia, delle
“Oportunidades” in Messico, di “Juntos” in Perù.
Questi
programmi non hanno assolutamente nulla che contrasti con i piani neoliberali.
In realtà, le raccomandazioni della Banca Mondiale e del FMI è che essi siano
applicati congiuntamente ai piani neoliberali. Sono parziali compensazioni ai
budget ridotti per la salute, per l'istruzione e per le pensioni, finalizzate a
garantire il pagamento dei debiti ai banchieri. Secondo queste istituzioni
dell'imperialismo, questi sono “programmi efficaci” a “basso costo", che aiutano a realizzare
i piani neoliberali e a mantenere la stabilità politica.
Il neoliberalismo è applicato dal chavismo in
Venezuela nello stesso modo con cui è applicato nel resto del mondo. La
differenza rispetto ad altri Paesi è il peso del petrolio nell'economia, che
consente un aumento del peso quantitativo di questi programmi di compensazione,
che in Venezuela hanno interessato oltre il 40% della popolazione. Questo ha
assicurato per molti anni consenso elettorale e politico al chavismo. Non vi è
nulla del “socialismo” in Venezuela. Si tratta di capitalismo coloniale,
preservato dal chavismo.
III. Di chi è la responsabilità della crisi economica venezuelana?
Vi
è una depressione in Venezuela. Nel 2016, il PIL è diminuito del 18,6%. Nel
2017, è previsto un calo di circa il 10%.
Secondo
l'economista Michael Roberts, “... il PIL del Venezuela nel 2017 è inferiore
del 35% rispetto al 2013 e il 40% in meno in termini pro capite. Si tratta di
una contrazione significativamente più accentuata di quanto si è verificato
durante la depressione del 1929-1933 negli Stati Uniti, quando il PIL degli
Stati Uniti scese del 28%”.
A questa catastrofe se ne aggiungono altre due:
l'iperinflazione e la penuria. L'inflazione ha raggiunto il 180% nel 2015, l'800%
nel 2016 e raggiungerà il 1000% quest'anno.
La penuria è terribile. I venezuelani sono tenuti ogni giorno ad affrontare
lunghe file per comprare il pane. Per acquisire prodotti basilari sono tenuti a
comprare quelli che vengono importati, a prezzi altissimi.
La situazione dei lavoratori è drammatica.
L'attuale salario minimo mensile è di circa $ 15 mensili, molto inferiore
rispetto a quello della Cina o di qualunque Paese sudamericano.
La realtà attuale del Venezuela è stata raramente osservata nella storia dei Paesi
al di fuori delle situazioni di guerra. Esistono già ondate di rifugiati
venezuelani che scappano da questa situazione nei Paesi vicini, in particolare
in Colombia e in Brasile. Questa è la base materiale per la rottura con il
chavismo.
Il governo chavista e i suoi simpatizzanti nella
sinistra mondiale attribuiscono questa crisi alle “multinazionali e al sabotaggio della borghesia”. Siamo
d'accordo che il dominio della borghesia sull'economia è la radice di questa
crisi. Ma è tuttavia necessario rispondere alla domanda: che cosa ha fatto il
chavismo in 19 anni di potere per porre fine a questo dominio? Qual è la
responsabilità del chavismo in questa crisi?
Un paragone è necessario. Nel 2017 stiamo
commemorando il centenario della Rivoluzione Russa. I bolscevichi presero il
potere nel 1917 in un Paese arretratissimo e devastato dalla guerra. Con
l'espropriazione della borghesia, il Paese poté risolvere i problemi
fondamentali della popolazione, quali l'occupazione, l'istruzione, il cibo e
l'abitazione. Mentre il mondo capitalista si immerse nella depressione del 1929
(dodici anni dopo la presa del potere), l'allora URSS crebbe nell'industria del
16% l'anno, tra il 1928 e il 1940.
In Venezuela, il chavismo ha fatto il contrario
in questi 19 anni. Ha mantenuto il dominio delle multinazionali, e ha anche
approfondito il modello di rendita parassitaria e coloniale derivante dal
petrolio. Il petrolio rappresentava il 64% delle esportazioni nel 1998 ed è
arrivato al 92% nel 2012.
Il paese si è deindustrializzato con il chavismo, passando dal 18% del PIL nel
1998 al 14% nel 2012. Un rapporto della Confindustria [venezuelana] indica che
da 33.000 industrie che esistevano nel Paese nel 1998, si è passati a 17.000
nel 2012.
Il
petrolio rappresenta il 90% delle risorse statali. Quando terminò il boom delle
materie prime, si verificò il disastro economico e la depressione.
La boliborghesia è corresponsabile della crisi economica, come parte
della borghesia dominante. Questi gruppi borghesi parassitari approfittano
della crisi e del traffico degli alimenti e della moneta, come gli altri
settori della borghesia. L'alto comando delle forze armate è direttamente
colluso con la corruzione e i traffici.
Il governo chavista ha aggravato la crisi privilegiando il pagamento
del debito estero e riducendo le importazioni di prodotti alimentari e
medicine. È sorprendente come un Paese in depressione economica, con
iperinflazione e penuria, paghi tempestivamente e disciplinatamente il debito
estero ai banchieri internazionali.
Tutti i difensori del chavismo in quanto “anti-imperialista”
dovrebbero spiegare questo. Secondo lo stesso Maduro: “Il Venezuela ha pagato
60 miliardi di $ in impegni internazionali nel corso degli ultimi due anni”.
Michael Roberts afferma: “... il governo ha deciso di 'onorare' il
pagamento del debito estero e, per poter far questo, di tagliare sulle
importazioni; di conseguenza, le importazioni di beni e servizi pro capite sono
scese del 75% (al netto dell'inflazione) in termini reali tra il 2012 e il
2016, con un calo ancora maggiore nel 2017”.
L'altra reazione di Maduro a fronte della crisi economica è stata
quella di approfondire la cessione del Paese. Al contrario dell'ideologia del
supposto “anti-imperialismo" di Maduro, nel 2016 il governo ha annunciato
il piano dell'Arco Minero dell'Orinoco che ha consegnato alle multinazionali il
12% del territorio del Paese, ricco di oro, diamanti, ferro e altri minerali.
I governi chavisti sono responsabili della
catastrofe che ha colpito il Venezuela, per
aver mantenuto e approfondito il controllo delle multinazionali e della
borghesia parassitaria sul Paese.
IV. Un regime bonapartista, ora molto più autoritario
Il regime chavista era bonapartista già prima
della “Costituente”, sostenuto dal governo e dalle forze armate. Ora si è
arroccato molto di più.
Il
regime politico di un Paese è definito dalla combinazione delle istituzioni che
detengono il potere. Se il potere è gestito dal parlamento e da periodiche
elezioni, si tratta di una democrazia borghese. Se è gestito dalle forze
armate, è un regime bonapartista, autoritario.
In Venezuela, il chavismo ha imposto un
cambiamento nel regime democratico-borghese, dopo che Chavez se ne è
impossessato, che si è concretizzato successivamente con la costituzione
bolivariana nel 1999. Il potere reale passava attraverso il governo Chavez e le
forze armate. Ma a quel tempo egli [Chavez] aveva un grande sostegno popolare.
Così, per molti anni, questa natura
bonapartista fu mascherata dalla maggioranza elettorale che sosteneva il
governo. Vi era un parlamento eletto, ma senza poteri. E vi erano le elezioni
presidenziali, che si sono svolte finché il chavismo era in grado di vincerle,
cosi come le elezioni dei governatori ecc e chi indicava i candidati del Psuv
era Chávez, che imponeva la sua volontà
a tutti i livelli di governo.
Questo tipo di regime politico populista fu caratterizzato da Trotsky
come bonapartista sui generis, qualcosa di simile a quanto accaduto in
molti Paesi guidati dal nazionalismo borghese, come il peronismo in Argentina,
il cardenismo in Messico e il nasserismo in Egitto. Queste borghesie erano
basate su regimi autoritari, e si appoggiavano su settori del movimento di massa
- facendo alcune concessioni - per negoziare i conflitti con l'imperialismo,
con un margine un po' più ampio di indipendenza e migliori condizioni
economiche.
Anche
in quelle fasi, mantennero un atteggiamento regressivo verso le masse. Chavez
represse duramente gli scioperi, come quelli di Sanitarios Maracay, nel 2007.
Nel 2009, due operai Mitsubishi in sciopero furono assassinati dalla polizia.
C'è una burocrazia sindacale chavista corrotta e mafiosa, somigliante
alla burocrazia peronista argentina. Le elezioni sindacali in settori chiave
come quello petrolifero sono state sospese quattro anni fa per mantenere quei
burocrati gangster al comando.
La
crisi economica e il calo dei prezzi del petrolio hanno cambiato tutto. Verso
la fine del 2015, l'opposizione di destra ha ottenuto la maggioranza
parlamentare, ma il governo ha trascurato il risultato. Il potere è continuato
a passare attraverso il governo e le forze armate.
Le prossime elezioni presidenziali nel 2018
avrebbero messo sotto scacco il potere chavista, perché la maggioranza
elettorale è passata ampiamente all'opposizione di destra. Questa è la
spiegazione della “Costituente”, in realtà un colpo di Stato.
La “Costituente” è una svolta bonapartista all'interno del regime, che
supera persino la costituzione chavista. Annulla il suffragio universale, base
della democrazia borghese, sopprime il parlamento eletto, e ha portato alla
destituzione del procuratore di opposizione. In sintesi, conclude la
“contraddizione democratica” all'interno del regime bonapartista.
In Venezuela si sta verificando il
consolidamento della trasformazione del bonapartismo sui generis chavista in un
bonapartismo classico di destra. Accompagna l'evoluzione di altri processi del
nazionalismo borghese che sono evoluti verso il bonapartismo di destra, come il
Pri messicano di Cardenas e l'evoluzione da Nasser a Sadat e a Mubarak in
Egitto.
V. La farsa “democratica” dell'imperialismo
Il governo Trump “difende la democrazia” in
Venezuela e non riconosce la Costituente di Maduro. L'Unione europea ha fatto
la stessa cosa, così come la maggior parte dei governi sudamericani.
Si
tratta di una farsa. Lo stesso imperialismo che sostiene lo Stato nazifascista
di Israele reclama la “democrazia” in Venezuela. Il governo degli Stati Uniti,
che ha patrocinato un colpo di Stato nel 2002, ora si dichiara difensore delle
libertà democratiche.
In realtà, l'imperialismo non ha mostrato alcun
impegno per le libertà democratiche. Usa questa tattica solo per erodere
ulteriormente il governo venezuelano. Trump
fa pressione su Maduro per un accordo che renda possibile delle elezioni
che facciano vincere la Mud, l'opposizione di destra proimperialista. .
In tal modo, questa destra borghese riconquisterà il controllo del Paese. Il
programma economico della Mud è la radicalizzazione del neoliberalismo in
Venezuela, aprendo ancor più il Paese all'imperialismo e riducendo o eliminando
i programmi sociali.
Ma è importante definire la politica specifica
del governo degli Stati Uniti perché la maggior parte della sinistra riformista
denuncia il “colpo di Stato militare imperialista”. Almeno fino ad ora, questo
non si è verificato, proprio perché l'imperialismo ha imparato dalla sconfitta
del colpo di Stato del 2002, e ora difende un'altra tattica, con lo stesso obiettivo
strategico.
Questo è talmente evidente che il New York Times
ha pubblicato un articolo che spiega il motivo per cui il governo degli Stati
Uniti non intende fare un intervento militare, dicendo che esso potrebbe
innescare uno “shock più violento”. E “le onde d'urto in tutto l'emisfero
potrebbero creare più complicazioni per il governo degli Stati Uniti nel
momento in cui intende concentrarsi su
Corea del Nord e Iran”.
Il governo degli Stati Uniti ha inoltre imposto
sanzioni economiche minori bloccando i beni di
Maduro negli Stati Uniti. Se Trump volesse attaccare duramente in
termini economici, sarebbe sufficiente che smettesse di comprare il petrolio
venezuelano. Però ciò non interessa a Trump, né economicamente né
politicamente.
La
maggior parte dei governi sudamericani si sono uniti alla posizione
dell'imperialismo; il Mercosur ha sospeso il Venezuela per “rottura dell'ordine
democratico”. Quegli stessi governi mantengono accordi commerciali e trattati
con Israele. Inoltre, è impressionante vedere la farsa di Temer e Peña Nieto,
che, ripudiati dal 90% della popolazione dei loro Paesi, stanno criticando
Maduro.
Abbiamo
fatto parte della linea del fronte di lotta contro il colpo di Stato del 2002
promosso dall'imperialismo. Davanti a una qualsiasi iniziativa di colpo di Stato
militare dell'imperialismo avremmo lo stesso atteggiamento, categoricamente
contrario, che abbiamo avuto nel 2002, e saremmo nella linea del fronte di
scontro. E oggi siamo contro le pressioni dell'imperialismo, diplomatiche ed
economiche. Nulla di positivo potrà venire da Trump, dai governi europei o
dalla borghesia sudamericana. Sono le masse venezuelane che devono rovesciare
Maduro.
VI. La rottura delle masse con il chavismo
Vi
è un cambiamento centrale nella situazione politica del Paese, caratterizzato
dalla rottura dei settori popolari con il chavismo. I quartieri popolari, che
prima erano roccaforti chaviste, oggi votano apertamente contro il governo. La
tragedia venezuelana è che non è stata costruita un'alternativa dei lavoratori
(né sindacale né politica), indipendente dal chavismo, contro i due blocchi
borghesi.
Le proteste contro Maduro ormai non coinvolgono
più soltanto i quartieri della classe media, come nelle mobilitazioni della Mud
del passato. Ma comprendono importanti settori popolari, come le manifestazioni
contro il governo argentino nel 2001 e le giornate del giugno 2014 in Brasile.
I sondaggi indicano che il ripudio di Maduro e della “Costituente” è tra l'80 e
l'85% [della popolazione].
Il movimento operaio è paralizzato dalla depressione economica, dalla durissima
repressione e dal controllo dell'apparato burocratico dello Stato. La PDVSA
così come le fabbriche statali, come Sidor, sono dirette dai militari.
La base operaia e popolare del Paese è contro il
governo. Questo è il cambiamento più importante nella situazione politica del Paese,
e ha causato la crisi aperta del chavismo. Un certo numero di settori chavisti
sta rompendo con Maduro.
La
sintesi della situazione venezuelana può essere espressa in una semplice immagine
di un compagno venezuelano: in passato, chi parlava contro Chavez su un autobus
in un quartiere popolare di Caracas poteva essere aggredito e gettato fuori dal
bus. Oggi, chi, negli stessi quartieri, difende Maduro, può essere aggredito.
Ma c'è sfiducia nei settori popolari anche verso
la Mud. Questa è la ragione di fondo per cui, fino ad oggi, i quartieri
popolari, pur essendo fortemente contrari a
Maduro, non sono ancora scesi in lotta in un nuovo Caracazo. Questo non
è accaduto ancora, ma potrebbe verificarsi in un qualsiasi momento.
Alcuni attivisti in Venezuela sostengono che circa il 15% della popolazione
sostenga il governo, il 35% la Mud e la restante parte sia contro tutti e due.
Il
grosso problema è che non è stata costruita un'alternativa di sinistra, se pur
minoritaria, contraria al chavismo, a causa della capitolazione della
“sinistra” riformista .
VII. Quali sono le prospettive?
Oggi il governo Maduro si appoggia
essenzialmente sulle forze armate. Se vi fosse una rottura militare, il regime
chavista potrebbe crollare. Questo spiega l'appoggio delle forze armate a
Maduro e alla boliborghesia. La cupola
delle forze armate è una parte essenziale della boliborghesia, e perderebbe
parte dei suoi privilegi nel caso in cui cadessero il governo e il regime.
Secondo Rolando Astarita: “I militari possono acquistare in mercati esclusivi
(ad esempio in basi militari), avere un accesso privilegiato al credito e
all'acquisto di auto e appartamenti, e hanno ricevuto sostanziali aumenti salariali.
Hanno inoltre guadagnato contratti lucrativi, sfruttando i controlli sui cambi
e i sussidi. Ad esempio, vendendo con enormi profitti, nei Paesi limitrofi, la
benzina comprata a buon mercato in Venezuela”.
Ma se la cupola è parte della boliborghesia,
essa non si estende a tutte le forze armate, in particolare agli ufficiali di
basso grado e ai soldati. Solo per questi settori la crisi e la repressione delle
masse popolari non sono benvenute. Pertanto, si accumulano elementi di crisi
nella base delle forze armate. Già ci sono più di 100 prigionieri militari,
secondo la stampa.
Bloccando
una soluzione elettorale, il chavismo produce una forte tensione nel Paese. La
crisi può procedere secondo alcune di queste ipotesi:
- un'esplosione popolare simile al Caracazo, stavolta contro il governo chavista
- una repressione sanguinaria, con una variante del tipo della “Siria”;
- una crisi delle forze armate chaviste, che obblighino il governo a cedere e negoziare una soluzione elettorale.
Potrebbe esserci una variante combinata di queste tre ipotesi
principali. Oppure potrebbe verificarsi perfino il consolidamento del regime
bonapartista nel processo costituente, per un periodo. La continuità della
crisi economica e politica tende a ridurre strategicamente questa ipotesi.
VIII. L'appoggio della maggioranza della sinistra riformista al golpe di Maduro
La maggior parte della sinistra riformista e
centrista nel mondo sta sostenendo il colpo di Stato “costituente” di Maduro.
Non si tratta di tutta la sinistra riformista, ma della sua maggioranza. Si
tratta dei partiti stalinisti di tutto il mondo, così come dei partiti
socialdemocratici i cui quadri dirigenti hanno origini staliniste, come il Pt
in Brasile. Si tratta anche di partiti neoriformisti come il Psol (Brasile), Podemos
e Izquierda Unida (Spagna) e Die Linke (Germania). Ci sono anche settori
centristi, e alcune organizzazioni che si dichiarano trotskiste come il CWI
(Comitato Internazionale dei Lavoratori) e il
Mais (Brasile) in aperto sostegno di Maduro.
Ci
sono anche settori riformisti più vicini alla socialdemocrazia che si
oppongono, anche se in forma limitata, come il Blocco della Sinistra
(Portogallo), Mélenchon (Francia) e parte del Psol. In fin dei conti, essere
alleati con Maduro non è funzionale a guadagnare voti. Bachelet, in Cile, si è
pronunciata contro il colpo di Stato di Maduro. Il governo uruguayano ha
appoggiato la sospensione del Venezuela nel Mercosur.
Ci
sono ancora settori centristi come il Po, Pts e il nuovo Mas (Argentina), che
si oppongono alla costituente di Maduro, ma si rifiutano di sostenere la parola
d'ordine “Via Maduro”, capitolando alla dittatura venezuelana.
I riformisti e centristi che appoggiano il colpo
di Stato sono complici dell'omicidio di più di 100 persone e della prigionia di
più di 500 persone. E si assumono la responsabilità di tutto ciò che può ancora
venire, come il consolidamento del colpo di Stato. Sono complici di una
dittatura capitalista, dando ad essa una copertura “a sinistra”. Si tratta di
un crimine politico.
Parlano in difesa del “socialismo” e della
“sinistra”. In realtà fanno il gioco della propaganda anticomunista della
borghesia, associando il socialismo alla spazzatura capitalista e corrotta di
Maduro. In tal modo contribuiscono a falsare completamente l'immagine del
socialismo, esattamente come fece lo stalinismo. È necessario che i lavoratori
in America Latina e nel mondo sappiamo che non vi è nulla di socialista in
Venezuela e che i socialisti rivoluzionari si oppongono a questa dittatura
capitalista e corrotta.
Il
riformismo e il centrismo si sono sfiancati nel denunciare i “colpi di Stato
parlamentari o militari” contro i governi di fronte popolare e nazionalisti
borghesi, quando questi [golpe] non esistevano. Ora che è in atto un golpe, ma
inferto dal chavismo, prendono le sue difese.
IX. Un programma per il Paese
Via Maduro!
Per uno sciopero generale organizzato dalla base per rovesciare il governo e questo regime. Per un “venezuelazo” che unifichi tutte le lotte contro Maduro!
Elezioni generali immediate!
Abbasso la repressione! Libertà e autonomia sindacale! Libere elezioni in tutti i sindacati, senza ingerenza dello Stato.
Per la più ampia unità d'azione contro la dittatura del Maduro! I lavoratori devono organizzare e decidere dalla base le azioni contro il governo.
Nessun supporto per la Mud che vuole capitalizzare il malcontento della popolazione per imporre un piano economico ancora peggiore.
Per l'indipendenza politica dei lavoratori dai due blocchi borghesi!
Per
un programma economico dei lavoratori basato sull'esproprio delle
multinazionali e delle grandi imprese. Contro il piano neoliberale di Maduro,
così come quello della Mud. Il petrolio e il gas devono essere al 100%
venezuelani. Per la revoca del piano dell'Arco minerario dell'Orinoco. Per il
ripudio del pagamento del debito estero. Esproprio delle imprese della
boliborghesia e di tutte le grandi imprese! Congelamento dei prezzi dei
prodotti alimentari, reclusione ed esproprio per gli speculatori.
Per il controllo operaio e popolare della produzione e della distribuzione
degli alimenti! In difesa della povera gente, espropriare gli alimenti delle imprese
borghesi!
Reclusione
e confisca dei beni di tutti i corrotti e corruttori! Scala mobile dei salari
in linea con l'inflazione!
Per l'auto-difesa dei lavoratori! Chiediamo alla base delle Forze armate di
rompere con le loro direzioni, di non reprimere i lavoratori e di unirsi con le
loro armi alle mobilitazioni.
Né con Maduro né con la Mud! Per un governo socialista dei lavoratori!
Per la costruzione di una direzione rivoluzionaria in Venezuela.
* Dal sito della Lit-Quarta Internazionale: www.litci.org
(traduzione dallo spagnolo di Salvo De Lorenzo)























