Cosa succede in Brasile?
La crisi e le intimidazioni del governo Bolsonaro
Articolo del Pstu, sezione brasiliana della Lit-Quarta internazionale
Vi è stato un significativo inasprimento della crisi politica e istituzionale in Brasile, a causa della pandemia fuori controllo e dell’immensa crisi sociale associata alla disoccupazione, all’aumento della miseria e della fame.
Il governo di Bolsonaro è un governo autoritario che è salito al potere nel mezzo di una crisi dell’economia, della società e delle istituzioni politiche del Brasile, invocando il ritorno ad un regime dittatoriale sostenuto dall’apparato militare, nonostante la mancanza di forze politiche sufficienti a realizzare questa minaccia di cambio di regime. Per questa ragione, possiamo dire che il governo di Bolsonaro è un governo di crisi. Attualmente, il governo di Bolsonaro è in una crisi ancora più profonda di quando è entrato in carica.
La crisi economica e sociale preesistente è solo peggiorata a causa della pandemia. La crisi ha dimensioni economiche, sociali e politiche. È importante ricordare che in cima alla condizione generale di crisi del capitalismo globale, il Brasile ha subito un lungo processo di deindustrializzazione e ricolonizzazione, a causa della sua posizione di subalternità nella divisione globale del lavoro, un processo che è stato favorito da tutti i precedenti partiti politici di governo, tra cui il Partito dei lavoratori di Lula (Pt), che ha raccolto l'eredità dell'ex presidente del Brasile Fernando Henrique Cardoso (in carica dal 1995 al 2003).
Bolsonaro, un politico dell’establishment che sperava di ripristinare il vecchio regime politico, è salito al potere sull’onda di questo disastro, anche senza un equilibrio di forze che gli avrebbe permesso di realizzare tali disegni dittatoriali.
Messo alle strette, i suoi sondaggi calano, e assieme alla comunità imprenditoriale e ai settori militari che prendono le distanze dal governo di Bolsonaro, tutte le istituzioni borghesi tremano di paura. Il blocco centrista controlla il Congresso nazionale, le nomine ministeriali e divide l'autorità esecutiva del governo; governatori e sindaci rompono, in modo codardo e ipocrita, con il governo; il Tribunale supremo federale (magistratura) è in totale confusione e non riesce dare una risposta chiara.
Infine, la crisi, come avevamo previsto all'inizio del mandato di questo governo militarizzato, ha raggiunto l’apparato militare.
Bolsonaro e i suoi figli stanno subendo una delle loro più grandi sconfitte, costretti a rimuovere il ministro degli esteri Ernesto Araújo e a nominare Flávia Arruda (del Partito liberale di centro-destra) come Segretaria di governo. Arruda è la moglie dell'ex governatore José Roberto Arruda, che ha perso il suo posto a seguito dell’impeachment per accuse di corruzione, ed è alleata con il leader del blocco centrista e presidente della Camera dei deputati, Arthur Lira (del Partito progressista di centro-destra) e con la sua nuova nomina avrà l’incarico di autorizzare gli emendamenti parlamentari.Allo stesso tempo, constatando la sua perdita di potere nella sfera militare, Bolsonaro ha deciso di sfidarla a viso aperto, interferendo con i vertici delle forze armate, della polizia federale, e allo stesso tempo cercando di controllare la polizia militare e di espandere le sue forze paramilitari.
Un governo in crisi
Questo rimpasto di governo che Bolsonaro ha avviato è un sintomo di una profonda crisi politica, con conseguente crescente frammentazione e isolamento del suo governo. Per calmare il blocco centrista, Bolsonaro ha dovuto licenziare Ernesto Araújo, non solo il suo più fedele ministro, ma anche una figura di spicco della sua base estremista. Inoltre, ha dovuto nominare Arruda, una deputata che è direttamente alleata con i centristi, in un posto chiave all'interno del governo. Tutto questo mentre la Camera dei Deputati, il Senato e il ramo esecutivo sono coinvolti in una guerra non dichiarata per gli emendamenti parlamentari e il bilancio del 2021.
Anche nel migliore dei casi, le dimissioni del ministro della Difesa Fernando Azevedo, il licenziamento dell'alto comando delle forze armate (un evento senza precedenti!) e la nomina di un membro della polizia federale ad una carica giudiziaria dovrebbe porre interrogativi sulle intenzioni di Bolsonaro. A maggior ragione alla vigilia del 57° anniversario del colpo di Stato militare.
Ciò che sta dietro questa grave crisi politica e istituzionale è, come abbiamo già detto, la deindustrializzazione e il deterioramento dell'economia brasiliana, le devastazioni della pandemia che dilagano in tutto il Paese, un sistema sanitario in uno stato di collasso e un bilancio di circa 4.000 morti al giorno, che, secondo gli esperti, potrebbe raggiungere i 5.000 al giorno nelle prossime settimane. A questo ritmo, il Brasile potrebbe vedere un bilancio di 500.000 morti entro la metà dell'anno (tenendo conto che questi numeri sono probabilmente sottostimati), un vero e proprio massacro. La crisi mostra il suo volto anche quando guardiamo la drammatica situazione negli ospedali, dove migliaia di persone attendono posti vacanti in terapia intensiva, e dove i pazienti devono affrontare carenze di farmaci essenziali come sedativi (necessari per le intubazioni) e ossigeno.
La terribile situazione colpisce più duramente la classe operaia e i poveri (compresi i disoccupati e coloro che lavorano in nero) che, oltre a tutto il resto, si trovano ad affrontare sia la riduzione dei salari che l'inflazione dilagante per i beni primari. Un pacchetto di incentivi di emergenza, che fornisce da 150 R$ a 375 R$ (28 $ - 66 $), non riesce a coprire neanche la metà di ciò di cui la gente ha bisogno, e si prevede che possa arrivare solo nel mese di aprile. Anche le piccole imprese si trovano di fronte alla miseria, poiché sono state costrette a chiudere i negozi in assenza di qualsiasi aiuto.
Questa realtà sta influenzando la popolarità di Bolsonaro, e allo stesso modo sta corrodendo il suo sostegno da parte di altri settori. Sempre più grandi imprese e persino rappresentanti del settore finanziario chiedono un cambiamento, facendo pressione sul Congresso nazionale, sul Tribunale supremo federale e persino sulle forze armate. Non perché improvvisamente siano preoccupati per il destino dei poveri che stanno morendo in sequenza negli ospedali o per la miseria, ma perché una crisi così globale mette a rischio anche la loro ricchezza e i loro privilegi.
Un governo debole può essere sconfitto, ma non va sottovalutato
Ancora una volta, Bolsonaro agita le minacce di un colpo di Stato, di un auto-golpe o di uno stato di emergenza. Fin dall'inizio della sua presidenza, il governo Bolsonaro ha difeso apertamente un regime autoritario, minacciando continuamente attacchi contro le libertà civili come ricatto tattico, ma Bolsonaro non ha mai avuto, né ha ora, le forze necessarie per portare avanti le sue minacce.
Se da un lato vediamo che il rimpasto ministeriale di Bolsonaro produce un governo sempre più sotto il controllo del blocco centrista, i cambiamenti ai vertici dell’apparato militare mostrano uno sviluppo diverso.
Prima di tutto c'è il licenziamento dell'alto comando, che non ha mai concesso il sostegno che Bolsonaro stava cercando per permettergli di attaccare e ricattare il resto del governo con minacce di attacchi contro le libertà civili. Ciò è avvenuto sia perché questo settore delle forze armate condivide le prospettive politiche dei proprietari di imprese, e anche perché la popolarità di Bolsonaro tra la base sociale della polizia militare è caduta. C'è anche il timore che la demoralizzazione all'interno del governo possa contagiare i militari, come è successo con le dimissioni del generale Pazuello dal Ministero della Salute.
Pazuello è il volto pubblico delle forze armate, così come lo è lo stesso Bolsonaro. I generali dell'esercito in particolare sono profondamente collusi con questo governo, e lo sostengono con la partecipazione di migliaia di soldati. Per la borghesia, e per i militari stessi, le forze armate potrebbero essere troppo estese e incapaci di rispondere nel momento in cui più cercheranno di usarle, per metterle ancora una volta contro il popolo del Brasile in caso di ribellione. I militari, come tutte le altre parti della sovrastruttura politica, non sono seduti sulle nuvole, staccati dalla società, ma riflettono piuttosto le mentalità della società, e i segnali suggeriscono che i militari si stiano stancando del genocidio che il Paese sta vivendo.
Ma, se tutto questo mostra un governo debole, bloccato e a malapena ancora in vita, non significa che il governo sia già morto, e non dobbiamo sottovalutare il nostro nemico. Ci sono fazioni all'interno dell'opposizione politica che hanno parlato del governo come se avesse forza illimitata (come se fosse fascista sin dall'inizio, o se fosse invincibile). Ora, altri settori vedono una debolezza solo all'interno del governo, e restringono la loro azione alle elezioni all'interno del sistema democratico borghese. Nello stesso momento in cui sottolineano l'imminente collasso del governo, non fanno assolutamente nulla per costringerlo ad abbandonare il potere. Sono felici di lasciare che il genocidio continui e che l'estrema destra continui a riorganizzarsi, contenti di attendere fino alle elezioni del 2022
Bolsonaro ha già dato indicazioni più che sufficienti affinché si possa organizzare un settore dei militari per fonderlo con l'estrema destra e renderlo il suo «esercito privato», invocando la formazione di gruppi paramilitari in una maniera che ricorda il chavismo in Venezuela, o più recentemente Trump negli Stati Uniti. Questo è il suo obiettivo quando si scaglia contro misure di allontanamento sociale, quando minaccia la violenza contro i manifestanti e altri oppositori politici, o quando dice che non accetterà alcun risultato elettorale di sconfitta alle elezioni.
Nel Congresso Nazionale, questa strategia prende la forma di leggi «antiterrorismo» e con l’intento di far passare progetti come la «legge di mobilitazione nazionale», proposta da Major Hugo del Partito social-liberale (Psl), che in pratica permetterebbe a Bolsonaro di dichiarare lo stato di emergenza, mettendo a sua disposizione la polizia militare.
È tempo di agire!
Le debolezze di Bolsonaro dovrebbero servire a mobilitare l'opposizione popolare per rimuovere lui e i suoi compari dal potere il prima possibile. Il governo di Bolsonaro è il primo colpevole per averci messo in una marcia genocida verso la morte e per aver trasformato il Brasile in un cimitero a cielo aperto.
È ora di esigere che Bolsonaro e Mourão se ne vadano. E dobbiamo anche aumentare le richieste per un lockdown nazionale, aiuti economici di R$ 600 (106 $) per persona (che dovrebbero essere eguali almeno al salario minimo) e il sostegno per le piccole imprese fino a quando si distribuirà il vaccino. Affinché si possa distribuire il vaccino il più rapidamente possibile, per fermare questo ritardo che uccide ogni giorno più persone, dobbiamo violare i brevetti internazionali e produrre in abbondanza i vaccini per la distribuzione.
Dobbiamo anche sbarazzarci di Bolsonaro e Mourão per fermare l’espansione di milizie che vengono organizzate da una fazione di estrema destra all'interno delle forze armate. Con questo tema in particolare in mente, la difesa ipocrita e codarda dei governatori dello Stato, del Congresso Nazionale e dei partiti di opposizione del mandato di Bolsonaro di governare è totalmente ridicola.
La posizione di Ciro Gomes di respingere la minaccia autoritaria di Bolsonaro, proprio come la decisione di Marcelo Freixo di dare la priorità alle elezioni del 2022, dà a Bolsonaro libero spazio per imporre il suo progetto genocida e autoritario in tutto il Paese. Lo stesso si può dire del Pt, che sta cercando ancora una volta di diventare il partito scelto dalla borghesia per guidare un governo di «unità nazionale». Non possiamo neanche fidarci della difesa delle nostre libertà civili grazie a corpi militari presuntamente «democratici», come fanno il Pt e il Psol. Non dimentichiamo che il generale Azevedo, per fare un esempio, non è stato solo un sostenitore passivo della candidatura di Bolsonaro, ma anzi ha svolto una propaganda attiva in suo favore. Al contrario, dobbiamo avere fiducia nelle nostre forze per combattere contro questo governo e fermare sia il genocidio in corso che la sottrazione delle nostre libertà civili.
Abbiamo raggiunto un punto in cui muoiono 4000 persone al giorno, è necessario liberarsi di Bolsonaro ora e lottare per un programma di emergenza adeguato. Per fare questo, abbiamo bisogno di organizzare la classe operaia e la gente povera dal basso. Abbiamo bisogno di uno sciopero generale per la salute. L'opposizione deve aiutare a organizzare questo sciopero e a forzare un lock-down nazionale, chiedendo intanto vaccini per tutti, che saranno possibili se violiamo i brevetti e riattiviamo le fabbriche per produrre i vaccini necessari, così come ora dobbiamo forzare il governo a fornire aiuti d'emergenza.
Se non ci mobilitiamo, rimarremo all’ipocrisia delle mezze misure, di qualche vaccinazione, e con pile di morti. L'esitazione della classe dirigente, dei politici e dei militari che si suppone siano stufi di Bolsonaro è codarda e ipocrita. Proprio come Bolsonaro, il capo genocida, dobbiamo sbarazzarci anche di loro.
[traduzione di Ines Abdelhamid]